Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore industriale:
Le borse europee proseguono senza una precisa direzione. Il Ftse Mib guadagna lo 0,4%, mentre il Ftse 100 cede lo 0,4%. Il Dax in lieve rialzo dello 0,1%. A Wall Street S&P 500 a -0,3%, Dow Jones a -0,2%, Nasdaq a -0,1%.
Non si ferma la corsa dell’alluminio dopo che nella giornata di ieri ha raggiunto il suo massimo dal luglio 2008 a 3 mila dollari a tonnellata. Attualmente il prezzo viaggia poco al di sotto dei 3 mila dollari la tonnellata. I fattori che incidono sul rally sono molteplici. In primis la Cina, che ha imposto limiti alla produzione per motivi legati alla transizione ecologica. La Cina produce sempre meno perché le sue fabbriche sono altamente inquinanti e importa sempre di più, il che ha causato lo spostamento delle scorte di alluminio verso l’Asia e ha messo in crisi il mercato europeo, facendo alzare i prezzi. Non a caso decine di fonderie cinesi di alluminio negli ultimi quattro mesi hanno tagliato la produzione.
In Europa l’alluminio non viene praticamente più prodotto, venendo sostanzialmente importato. Il rischio sul lungo termine, in mancanza di materia prima, è la perdita di posti di lavoro nella filiera dell’alluminio. Inoltre, a incidere sul rialzo dei prezzi dell’alluminio è stato anche il golpe in Guinea. Il paese africano è il secondo produttore mondiale del minerale bauxite (utile a produrre l’allumina poi trasformata in alluminio) ed è il principale fornitore della Cina. Il rischio è quindi quello di un calo delle esportazioni.
Tra i fattori da considerare c’è poi la ripresa improvvisa della domanda di alluminio che sta mettendo in crisi il mercato. La richiesta di metalli come ricordato anche da Citigroup è in crescita e si prevede una vera e propria corsa all’alluminio per il settore automotive una volta che la crisi dei microchip sarà superata.
Secondo gli analisti il rialzo dell’alluminio non è un fenomeno passeggero. All’Harbour Aluminium Summit di Chicago, gli addetti al settore hanno parlato di limitazione delle forniture almeno per tutto il 2022.
Nordex dovrebbe aumentare i prezzi delle sue turbine per compensare l’aumento dei prezzi delle materie prime e della logistica. L’amministratore delegato del produttore tedesco, José Luis Blanco, aveva precedentemente avvertito di possibili pressioni inflazionistiche sui costi dovute all’aumento dei prezzi delle materie prime.
Nordex, che ha recentemente lanciato un nuovo modello eolico onshore da 6 megawatt, si unisce ad altri produttori di turbine nell’aumento dei prezzi delle stesse. Il mese scorso, il produttore rivale Siemens Gamesa ha annunciato i suoi piani per aumentare i prezzi delle turbine. Nel frattempo, l’azienda danese Vestas ha venduto turbine eoliche onshore a un prezzo medio di 790 €/kW nel secondo trimestre del 2021, rispetto ai circa 700 €/kW di un anno prima.
Edizione, della famiglia Benetton, ha comunicato che la sua controllata Sintonia ha acquistato sul mercato lo 0,75% del capitale di Atlantia. La partecipazione da parte della holding dei Benetton sale così al 31%.
Dopo la cessione dell’88% detenuto in Autostrade per l’Italia, Atlantia provvederà ad abbassare il debito e si focalizzerà su nuovi investimenti in infrastrutture con particolare attenzione ai settori tecnologici.