Mps – Proseguono le trattative UniCredit-Tesoro

Continuano i negoziati tra UniCredit e il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, per definire il perimetro di asset che la banca di piazza Gae Aulenti dovrà rilevare.

Secondo quanto riporta La Stampa, non ci dovrebbe essere un’accelerazione dei negoziati fino ai prossimi 3-4 ottobre, quando si terranno a Siena le elezioni suppletive che vedono candidato anche il leader del PD, Enrico Letta.

Proprio in merito ai negoziati, secondo quanto riporta il giornale, il tema dell’efficienza della banca senese, in termini di redditività per dipendente, lascerebbe pochi margini di trattativa in mano al MEF.

Secondo il quotidiano, se Mps continuasse a camminare con le proprie gambe, avrebbe 7.000 dipendenti in eccesso (gran parte delle uscite, trattandosi di pre-pensionamenti, potrebbero essere finanziate attraverso il ricorso al Fondo di Solidarietà, di cui 3.300 già riconosciuti dall’istituto toscano.

Delle suddette 7.000 risorse in eccesso, 4-5.000 deriverebbe dall’eccesso di personale presenti nelle filiali (pari in media a 15 persona su un totale di 1.400 sportelli).

Un’eventuale aggregazione con UniCredit potrebbe condurre a un numero limitato di ulteriori esuberi, dato che la maggior parte delle sovrapposizioni tra sportelli sarebbero rilevate da altri istituti (Mediocredito Centrale è in dato room per raccogliere informazioni su un perimetro definito di sportelli, mentre il giornale cita Bper, che potrebbe essere interessato a rilevare alcune filali se ne riscontrasse la validità strategica).

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il percorso di digitalizzazione a cui sta lavorando UniCredit nel nuovo piano potrebbe intrecciarsi con il negoziato in corso con il Tesoro sugli esuberi.

Secondo alcuni operatori di mercato, l’attuale fase di stand-by nelle trattative UniCredit-MEF si sarebbero riflessi sui rendimenti dei bond subordinati di Mps, che hanno registrato un brusco rialzo.

Intorno alle 10:30 a Piazza Affari il titolo segna un rialzo dello 0,8% a 1,08 euro, mentre l’indice di settore sale dell’1,3 per cento.