Mercati asiatici – Seduta contrastata con Giappone debole e Cina sopra la parità

Listini asiatici contrastati con gli investitori che restano divisi tra i segnali relativi all’avvio del tapering da parte della Federal Reserve e i timori legati all’inflazione alimentati dagli elevati costi dell’energia.

Sui mercati cresce la convinzione che la banca centrale americana inizierà a ridurre presto gli acquisti di asset da 120 miliardi di dollari al mese.

Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha intanto dichiarato che il requisito di inflazione per ridimensionare gli acquisti di obbligazioni è stato soddisfatto, mentre quello dell’occupazione “è quasi soddisfatto”.

Nel frattempo a Washington i senatori repubblicani hanno bloccato un disegno di legge per sospendere il tetto del debito fino a dicembre 2022.

Restano nel contempo monitorati gli sviluppi sul colosso immobiliare cinese Evergrande e i rischi legati al potenziale “energy crunch”, una carenza di energia che minaccia di frenare la ripresa economica, mentre cresce l’attesa per i dati in uscita giovedì sull’attività manifatturiera della Cina.

Sul Forex, il cambio euro/dollaro si attesta a 1,17 e il dollaro/yen a 111,23. Tra le materie prime, petrolio in rialzo con il Brent (+1,2%) a 79,63 dollari al barile e il Wti (+1,2%) a 76,36 dollari al barile. Oro a 1.748 dollari l’oncia (-0,2%).

Tornando ai listini asiatici, in Cina Shanghai e Shenzhen segnano rispettivamente +0,6% e +0,1%. Hong Kong a +1,6%.

Giappone in frazionale calo con Nikkei -0,3% e Topix -0,4%.

Il tutto dopo le seguenti chiusure di ieri a Wall Street: Dow Jones (+0,2%), S&P 500 (-0,3%) e Nasdaq (-0,5%).