Il nuovo piano industriale 2022-24 di Bper potrebbe vedere la luce a metà febbraio, insieme ai risultati di bilancio.
Lo si apprende da MF, secondo cui i vertici dell’istituto modenese si starebbe avvalendo della consulenza di Accenture per accelerare sull’innovazione e la trasformazione digitale.
Negli ultimi mesi la banca è stata impegnata nell’integrazione del ramo bancario acquisito da Intesa Sanpaolo a seguito dell’acquisizione di Ubi Banca da parte di quest’ultima. Operazione che ha consentito un notevole salto dimensionale.
Adesso la prima linea manageriale è impegnata a definire la strategia per una nuova fase di crescita.
Dal punto di vista operativo, sul fronte dei ricavi il piano dovrebbe focalizzarsi soprattutto sui business ad elevato contenuto commissionale per compensare la debolezza del margine di interesse, influenzato dall’attuale contesto di tassi bassi.
Ulteriore focus sarà dedicato al contenimento dei costi, con la banca che ha già annunciato una piano di riduzione della forza lavoro con l’uscita di 1.700 dipendenti, anche per favorire un ricambio generazionale con nuovi ingressi, i cui costi saranno spesati nel bilancio 2021.
Un altro elemento importante sarà l’accelerazione del de-risking, sia attraverso cessioni di ulteriori pacchetti di crediti deteriorati che facendo leva sulle attività di recupero interno.
Secondo quanto riporta il giornale, in tema di M&A l’istituto modenese sembra intenzionato ad attendere quanto meno l’anno prossimo.
“Stiamo lavorando intorno al piano industriale che termineremo per fine anno o all’inizio del prossimo, valuteremo tutte le opzioni”, aveva affermato il Ceo Piero Montani lo scorso agosto in occasione della conference call sui risultati semestrali.
L’integrazione degli ex sportelli Ubi “è riuscita bene ma dobbiamo lavorare ancora tanto, non sulle sinergie di costo ma sulle sinergie di ricavi. Questa oggi per noi è la priorità assoluta, non stiamo pensando ad altre operazioni. È peraltro vero che il mercato sta andando avanti e potremo essere coinvolti in un processo di M&A”, aveva aggiunto il manager.
“Se sarà così, valuteremo la convenienza per la banca e per gli azionisti e in caso positivo “sicuramente saremo in grado di poter procedere a un’altra aggregazione, non ci sottrarremo”, ha sottolineato il Ceo.
In merito ai possibili target, “Carige tenderei al momento a escluderla perché ha ancora dei problemi che devono essere risolti. Un po’ la conosco perché ci sono passato”, aveva riportato ancora Montani.
Per il resto, “di banche delle nostre dimensioni sono rimaste la Popolare di Sondrio, Banco Bpm e Mps. Quindi ce ne sono tre, fondamentalmente, ed è chiaro che negli scenari futuri è probabile che si siano aggregazioni in questo senso. Sono convinto che ci sarà sempre un’opportunità di aggregazione che potrà essere interessante e sarà difficile che potremo rimanere fuori da un processo di questo genere’. Ma anche “nello scenario, molto remoto, in cui dovessimo rimanere da soli, saremo in condizione di poter reggere il mercato”, aveva fatto presente l’Ad.
Intorno alle 11:00 a Piazza Affari il titolo segna un calo dello 0,5% a 1,93 euro, mentre l’indice di settore guadagna lo 0,2 per cento.