Il negoziato tra il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, e UniCredit per definire la privatizzazione della banca senese avrebbe registrato un’accelerata dopo l’esito delle amministrazioni amministrative degli scorsi 3-4 ottobre.
Lo si apprende da MF, secondo cui l’intesa potrebbe essere annunciata a inizio novembre, qualche giorno dopo che UniCredit alzerà il velo sui conti del terzo trimestre, il prossimo 27 ottobre, o in prossimità di tale data.
Il Ceo di UniCredit, Andrea Orcel, ha più volte ribadito che l’operazione non deve avere impatti sul profilo di capitale.
Secondo quanto riporta il giornale, la matassa più importante da sbrogliare resta quella relativa alla gestione del personale, con una soluzione che non dovrebbe essere lontana.
Le controparti starebbero cercando un punto di incontro su 6-7.000 uscite, da portare a termine su base volontaria e senza licenziamenti.
Suddetto ammontare comprenderebbe anche le 2.700 uscite in cinque anni previste nel piano industriale stand alone predisposto dai vertici di Mps nei mesi scorsi, di cui circa 1.000 quest’anno, ma finora mai realizzato concretamente.
Inoltre, un ulteriore ragionamento sarebbe stato fatto sul livello medio di produttività dei dipendenti dell’istituto senese, che risulterebbe inferiore rispetto alla media delle banche italiane sulla base dei dati esaminati.
In merito al network commerciale della banca senese, UniCredit sembra disposta ad acquisirne gran parte considerando la bassa sovrapposizione con la propria rete. Pertanto, il perimetro che la banca di piazza Gae Aulenti rileverà non dovrebbe includere meno di 200 sportelli.
Gran parte di questi ultimi, aggiunge il giornale, dovrebbero essere rilevati da Mediocredito Centrale. Si tratterebbe di 120-130 filiali e comunque non superiori alle 150, situate al Sud e in particolare in Puglia e in Sicilia (in misura minore in Calabria e in Campania). Nelle scorse settimane Bernardo Mattarella, Ad di Mediocredito Centrale, aveva spiegato che l’istituto “si trova ancora in data room per valutare una porzione di sportelli bancari”.
Il quotidiano aggiunge che Mediocredito Centrale non sarebbe invece interessato al marchio Mps, come riportato da altre fonti di stampa, né all’acquisto di Mps Capital Services, del Consorzio operativo e delle altre controllate della banca senese.
Sul fronte degli Npe, continuano a rincorrersi i rumor secondo cui AMCO, attualmente in data room dopo avere siglato un accordo di confidenzialità, sarebbe disposta a rilevare un portafoglio di circa 8 miliardi.
“Su Mps abbiamo un ruolo ben preciso; siamo partecipi di una transazione che ci vede agire come facilitatori di un de-risking della transazione. Se compriamo un portafoglio o se vendiamo protezione su altra parte del portafoglio, consentiamo un’aggregazione con un minor livello di rischio sul credito e quindi agiamo secondo questa direttrice per supportare il successo della transazione”, aveva affermato nei giorni scorsi Marina Natale, Ceo di AMCO, in audizione davanti alla Commissione Finanze della Camera.
Intorno alle 10:25 a Piazza Affari le azioni Mps cedono lo 0,3% a 1,12 euro, mentre i titoli UniCredit viaggiano sulla parità a 11,99 euro. L’indice di settore cede lo 0,3 per cento.