Il benchmark americano sul petrolio è salito oltre gli 80 dollari al barile per la prima volta dal 2014, mentre la crisi energetica globale continua ad avere ripercussioni su un mercato in cui l’Opec+ sta ripristinando la produzione ad un ritmo modesto.
Al momento il future sul Brent è in rialzo del 2% a 84 dollari al barile, mentre il Wti segna un +2,5% a 81,3 dollari.
La decisione della scorsa settimana dell’Opec+ di confermare l’aumento della produzione di soli 400 mila barili al giorno a novembre ha aggiunto ulteriore pressione al rialzo sui prezzi, dopo che molti analisti avevano previsto un incremento più rapido dell’output.
I prezzi dei combustibili come il carbone e il gas naturale stanno salendo vertiginosamente in Europa e in Asia mentre le scorte si esauriscono in vista dell’inverno nell’emisfero settentrionale, spingendo sempre di più a passare all’utilizzo dei prodotti petroliferi come il diesel e il cherosene.
Sempre la scorsa settimana, la Russia si è detta disponibile ad aumentare le forniture di gas naturale all’Europa in risposta alla scarsa disponibilità di energia e per stabilizzare il mercato, avvisando inoltre l’Opec+ di non permettere ai prezzi del petrolio di aumentare troppo.
Saudi Aramco stima che la carenza di gas abbia già aumentato la domanda di petrolio di
circa 500.000 barili al giorno. Le preoccupazioni si sono ulteriormente aggravate dopo che il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha detto di “non avere al momento intenzione di attingere alle riserve strategiche di petrolio del Paese”.
L’Iran, nel frattempo, prevede di offrire petrolio e gas a qualsiasi investitore in cambio di
beni o investimenti di capitale nel settore energetico della Repubblica islamica, settore colpito dalle sanzioni. Attraverso tale dichiarazione l’Iran punta a rimuovere lo stallo sugli accordi internazionali inerenti il programma di produzione nucleare iraniano, accordo che permetterebbe di ricominciare ad esportare ufficialmente il petrolio.
Intanto a Piazza Affari viaggiano in rialzo i principali titoli petroliferi, con Tenaris che guadagna l’1,2%, mentre Eni e Saipem segnano rispettivamente il +0,8% e il +0,3%.