Mentre l’Opa volontaria totalitaria promossa da Generali su Cattolica prosegue, il mercato si interroga su cosa faranno gli altri principali azionisti della compagnia veronese, tra cui Warren Buffett e la Fondazione Monte di Lombardia.
Ufficialmente le adesioni hanno raggiunto il 15,5% del totale oggetto dell’offerta, di cui l’11,8% dovrebbe fare riferimento alle azioni proprie di Cattolica che il cda ha deciso di apportare all’Opa. Considerando che Generali è già il primo azionista della società con circa il 24,5% della compagnia guidata da Carlo Ferraresi, il capitale potenzialmente in capo al Leone di Trieste è pari a circa il 40 per cento.
Per quanto riguarda gli altri grandi investitori di Cattolica, secondo Il Sole 24 Ore la Fondazione Monte di Lombardia, che detiene il 3,74% del capitale, dovrebbe aderire all’offerta dopo che ha svalutato le azioni da 10,85 a 6,75 euro, prezzo in linea con il corrispettivo dell’offerta. L’ente ha incaricato l’advisor Vitale & Co di valutare la congruità del prezzo e solo dopo il responso comunicherà la decisione.
In merito a Warren Buffett, la cui partecipazione si è diluita al 6% del capitale dopo l’aumento da 300 milioni sottoscritto da Generali a ottobre 2020, secondo il giornale potrebbe aderire, anche solo parzialmente all’offerta.
La Fondazione Cariverona, titolare di una piccola quota legata soprattutto alle strategie di trading, non avrebbe ancora deciso cosa fare.
L’efficacia dell’offerta promossa da Generali è subordinata al raggiungimento di almeno il 66,7% del capitale, condizione a cui si riserva di rinunciare nel caso in cui arrivasse a detenere almeno il 50% più un’azione.
Intorno alle 10:00 a Piazza Affari il titolo cede lo 0,1% a 7,02 euro, continuando a mantenersi sopra il prezzo dell’Opa, segnale che il mercato continua ad interpretare come un possibile rilancio, anche se al momento sembrerebbe solo un’ipotesi. L’indice di settore lascia sul terreno lo 0,5 per cento.
Nel caso l’Opa non andasse a buon fine, Cattolica dovrebbe poi procedere in tempi brevi alla seconda tranche dell’aumento di capitale da 200 milioni per adeguarsi alla richiesta di un rafforzamento patrimoniale da 500 milioni richiesto dall’IVASS, a cui gli azionisti dovrebbero partecipare per non veder diluita la propria quota.