Mentre il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, e UniCredit sono al lavoro sugli ultimi dettagli per definire la trattativa per la banca senese, con il gruppo guidato da Andrea Orcel che intende prendere una decisione definitiva sulla privatizzazione entro fine mese, lo stesso MEF avrebbe iniziato a lavorare sul rafforzamento patrimoniale di Mps.
Lo si apprende da MF, secondo cui, in caso di esito positivo della trattativa il Tesoro dovrà immettere nuove risorse finanziarie a garanzia della neutralità sul capitale di UniCredit, che il Ceo Orcel ha più volte ribadito come condizione necessaria per portare a termine l’operazione.
Tali risorse, secondo il quotidiano, non saranno utilizzate tanto per fronteggiare la nuova operazione di de-risking da circa 8 miliardi (con AMCO che dovrebbe acquisire un’ampia porzione dei crediti a un corrispettivo vicino al valore contabile, facendo emergere un fabbisogno inferiore al miliardo), quanto per neutralizzare i potenziali rischi legali in capo all’istituto toscano.
Tali rischi, pari a un petitum di 6,4 miliardi, potrebbero essere oggetto di uno spin-off e confluire in un veicolo costituito ad hoc e ricapitalizzato dagli attuali azionisti di Mps, mettendo UniCredit al sicuro da una responsabilità in solido. Questa operazione, riporta il giornale, potrebbe costare 1,5 miliardi.
Inoltre, sarebbero necessarie ulteriori risorse per fare fronte a una parte degli oneri di integrazione legate alle uscite di personale, altra questione centrale del negoziato in corso.
Intorno alle 10:20 a Piazza Affari le azioni Mps guadagnano lo 0,1% a 1,11 euro, mentre i titoli UniCredit cedono lo 0,2% a 11,88 euro. L’indice di settore lascia sul terreno lo 0,4 per cento.