Si è tenuta a Verona a inizio ottobre la quattro giornate di business del Marmomac, la fiera dedicata al settore del marmo e tra i principali appuntamenti al mondo dedicati al mercato della pietra naturale.
L’evento ha registrato la presenza di oltre 30mila operatori qualificati, di cui il 48% arrivato dall’estero in rappresentanza di 120 nazioni, a conferma del salone quale leader internazionale per l’intera filiera della pietra naturale.
È stato il primo appuntamento in presenza dopo lo stop imposto dalla pandemia, sancendo il ritorno all’attività fieristica e riuscendo a mantenere l’elevato profilo internazionale che ha sempre contraddistinto l’evento, con conferme dai mercati strategici per la pietra come Nordamerica, Russia, Brasile, Europa, Regno Unito, Nordafricana e Medio Oriente.
Importatori, contractor, architetti e designer da tutto il mondo hanno incontrato 756 aziende espositrici, di cui 329 straniere da 39 paesi. Tra queste era presente anche Franchi Umberto Marmi, azienda leader nel distretto del marmo di Carrara e ambasciatrice e autentica espressione del Made in Italy nel mondo.
L’attività fieristica come volano della crescita
“Siamo molto soddisfatti dell’evento e del consueto interesse riscontrato da parte dei partecipanti, anche grazie a un’organizzazione che ha saputo mantenere gli elevati standard qualitativi e una forte affluenza nonostante le difficoltà legate alla pandemia”.
Così commenta Alberto Franchi, Presidente e Amministratore delegato di Franchi Umberto Marmi, la partecipazione al Marmomac 2021, confermando come l’attività fieristica rappresenti un importante volano per l’azienda per tornare a pieno regime e proseguire nel proprio percorso di crescita.
“È stata la fiera della ripartenza e un’occasione, dopo la presenza a quella di Xiamen in Cina dello scorso maggio, per incontrare clienti internazionali che non vedevamo da prima dello scoppio della pandemia e realizzare nuove partnership”.
In particolare, il Gruppo ha finalizzato nuovi accordi commerciali con partner internazionali, a conferma della strategia di diversificazione geografica intrapresa negli ultimi anni che mira a rafforzare il presidio sui mercati esteri.
“Vogliamo continuare ad esportare la cultura del marmo in nuove aree geografiche tramite progetti speciali e partnership e proseguire nel nostro sviluppo in paesi dove vi sono ottime prospettive per il nostro settore (come Vietnam, Malesia, Indonesia e India), oltre a rafforzare la presenza in mercati più consolidati come Cina e Nord America”.
Proprio negli Stati Uniti, a New York, è in fase di apertura uno showroom nel quale la Società avrà una partecipazione, con l’obiettivo di rafforzare la visibilità dei propri prodotti e contribuire ad aumentare significativamente la penetrazione in tale mercato.
La sostenibilità della pietra naturale
Oltre al consueto volano per la raccolta di nuovi ordini, quest’anno il Marmomac è stato un’occasione per parlare di sostenibilità, altro elemento da sempre fondamentale nella strategia di Fum, che ne ha fatto un vero e proprio modello imprenditoriale.
“Storicamente, il settore della pietra naturale, e in particolare del marmo, si è sempre contraddistinto per gli elevati standard di bellezza e lusso, senza però lavorare per enfatizzare le sue caratteristiche di sostenibilità” spiega l’Ad.
“Noi, insieme ad altre poche aziende, siamo stati tra i pionieri di queste tematiche, implementando volontariamente la certificazione ambientale Life Cycle Assessment/LCA-EPD che dimostra il basso impatto ambientale del marmo”.
Da tempo, infatti, la Società ha iniziato un percorso di analisi della sostenibilità che non si limita solamente ai propri processi, ma che comprende l’intera filiera del ciclo di vita dei suoi prodotti.
Da questo studio è emerso che la produzione delle lastre in marmo provoca impatti ambientali molto modesti sui comparti aria ed acqua, data la quasi totale assenza di sostanze chimiche nel processo produttivo.
La stessa filiera presenta anche bassi impatti di CO2, in considerazione delle limitate distanze di approvvigionamento della materia prima “marmo” dagli impianti di lavorazione oltre ad un bassissimo impatto energetico.
“Il marmo ha una storia millenaria con edifici e monumenti che sopravvivono nel tempo e già questo è sinonimo di sostenibilità” prosegue Franchi. “Le cave vengono lavorate con attrezzature sempre più sostenibili e a basso consumo energetico, cercando inoltre di risparmiare sulla materia prima recuperando gli scarti”.
La fiera è stata quindi un’occasione per illustrare le caratteristiche di sostenibilità della pietra naturale, settore in cui il marmo di Carrara ha da sempre rappresentato uno dei distretti tecnologicamente più avanzati e all’avanguardia, in cui “lavorare in maniera sostenibile è sempre stato un punto di forza”.
Risultati e outlook
Una strategia con chiari riflessi anche nei risultati e nelle prospettive del Gruppo che, anche grazie alla ripresa dell’attività commerciale con il progressivo ritorno alla normalità dopo la crisi Covid, mira a chiudere il 2021 con ricavi in linea con il 2019.
Secondo il consensus raccolto da Bloomberg, quest’anno il fatturato dovrebbe crescere di circa il 23% a 63 milioni con 25,5 milioni di Ebitda, pari a una redditività del 40% in linea al target della società.
Gli analisti prevedono infatti un maggior contributo dei marmi a più alto valore aggiunto di Faggioni, con un miglioramento del product mix dopo che la redditività nel primo semestre 2021 aveva parzialmente scontato il forte incremento delle vendite di prodotti a minor marginalità come Gioia Venato e Bianco Carrara.
A livello di supply chain, invece, la società sta registrando solo parziali ritardi nelle consegne, mentre l’alto valore aggiunto dei prodotti consente di diluire l’incremento dei costi di trasporti e materie prime e un pass through sugli utilizzatori finali.
Su un orizzonte di più lungo periodo, il Gruppo mira a raggiungere risultati ben al di sopra dei livelli pre-pandemia poiché, come sottolinea il Ceo, “riteniamo di essere strutturati e organizzati per un crescita abbastanza rapida”.
Per il prossimo triennio, gli analisti stimano ricavi in crescita a un Cagr 2020-2023 del 15%, con un aumento più che proporzionale dell’Ebitda a un tasso medio annuo di circa il 25% mantenendo la redditività in un range del 40-45%.
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