La privatizzazione di Mps starebbe entrando nelle due settimane decisive, con il Tesoro, primo azionista della banca senese con il 64,2% del capitale, e UniCredit vorrebbero prendere una decisione già entro il prossimo 27 ottobre, quando il cda della stessa UniCredit si riunirà per approvare i conti del terzo trimestre 2021.
Lo si apprende da MF, secondo cui le possibilità di un’intesa starebbero rapidamente aumentando, anche se nessuno si sbilancia al momento.
L’architettura finanziaria del deal sarebbe stati ormai stabilita, con il trasferimento a UniCredit del perimetro definito tramite una scissione, consentendo al contempo al MEF di diventare azionista della banca di piazza Gae Aulenti, anche se con alcune limitazioni nel diritto di voto.
Secondo quanto riporta il giornale, sarebbe stata trovata una soluzione per gestire i potenziale rischi legali per 6,4 miliardi in capo alla banca senese. Lo strumento individuato in tal senso dai consulenti del Tesoro prevede la creazione di un veicolo ad hoc con una dotazione patrimoniale tra 1-2 miliardi, gestito (ma senza esserne posseduto) da una partecipata dello stesso MEF, che potrebbe essere Fintecna.
Il tutto permetterebbe a UniCredit di non essere coinvolta nei suddetti potenziali rischi legali, rispettando una della condizioni richieste dall’Ad Andrea Orcel.
Nel frattempo, secondo altre indiscrezioni riportate da Bloomberg, Mps potrebbe necessitare di un aumento di capitale di oltre 3 miliardi, che dovrebbero essere versati dal MEF per agevolare la cessione a UniCredit.
L’agenzia americana aggiunge che l’esito positivo della trattativa non è da dare per scontato, poiché tra le condizioni imposte da UniCredit ci sono l’accrescimento dell’utile per azione e l’impatto neutrale sulla posizione patrimoniale.
Se questi paletti non venissero rispettati, aggiunge Bloomberg, UniCredit potrebbe considerare l’idea di farsi da parte, nonostante vari rumor di mercato avessero indicato un’accelerazione del negoziato dopo le elezioni suppletive di Siena degli scorsi 3-4 ottobre e una conclusione entro fine ottobre.
Inoltre, altre indiscrezioni riportate da Bloomberg (e riprese da Il Messaggero), riportano che l’ammontare di capitale necessario per fare fronte alle richieste di UniCredit potrebbe potenzialmente essere compresa tra 5-7 miliardi, anche in funzione dei paletti che potrebbero essere stabiliti dalla Commissione Europea. In base agli accordi presi nel 2017, la privatizzazione dell’istituto toscano deve avvenire entro fine 2021.
Le questioni più importanti su cui trovare la quadra riguardano la qualità dei crediti, gli esuberi, i suddetti rischi legali e il destino dello storico di Mps.
La soluzione più probabile resterebbe quella di un cosiddetto spezzatino, con le filiali del Sud (tra 100 e 150) che dovrebbero essere rilevate dal Mediocredito Centrale, mentre UniCredit rileverebbe la banca online Widiba e gli sportelli del Centro e Nord Italia, con Mps Capital Services che invece non sarebbe inclusa nel perimetro.
Si segnala che il Tesoro starebbe valutando un’estensione di sei mesi, fino a giugno 2022, del termine per accedere agli incentivi alle fusioni aziendali, secondo quanto riferisce Reuters.
Intorno alle 11:55 a Piazza Affari i titoli Mps viaggiano sulla parità a 1,10 euro, mentre le azioni UniCredit guadagnano l’1% a 11,83 euro. L’indice di settore segna un rialzo dell’1,5 per cento.