E’ stato presentato il dodicesimo Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne, il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica, e la collaborazione di Conai, Novamont, ed Ecopneus.
Il rapporto è stato presentato da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente Unioncamere; Giuseppe Tripoli, segretario Generale Unioncamere, Francesco Starace AD e DG Enel; alla presenza di Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica e di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia.
Dallo studio emerge come l’Italia sia il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde.
La sostenibilità, oltre ad essere necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive.
Il 2020 – rileva il report – ha mostrato nuovi record di potenza elettrica rinnovabile installata nel mondo, pari all’83% della crescita dell’intero settore elettrico nell’anno. In Italia, nel 2020, il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 116 TWh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030.
I recenti aumenti delle bollette elettriche dovuti essenzialmente all’aumento del prezzo del gas – sottolinea il rapporto – dimostrano quanto sia importante accelerare sulle rinnovabili anche per salvaguardare l’indipendenza e la competitività della nostra economia.
Sono oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura.
Queste imprese hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano, innovano di più e producono più posti di lavoro. Con specifico riferimento alle imprese manifatturiere, nelle “eco-investitrici” la quota di esportatrici è pari al 31% nel 2021, contro il 20% di quelle che non hanno investito. Anche sul fronte dei fatturati, il 14% delle imprese investitrici attende un aumento di fatturato per il 2021, contro un 9% delle altre.