A poco più di una settimana dal termine dell’Opa promossa da Generali su Cattolica, il prezzo delle azioni di quest’ultima continua a rimanere sopra il corrispettivo dell’offerta (6,75 euro). Segnale che il mercato continua ad interpretare come un possibile rilancio.
Il tutto nonostante le smentite, secondo indiscrezioni riportate da La Repubblica.
Oggi intorno alle 10:10 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,3% a 7,07 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,4 per cento.
Il giornale aggiunge che gli advisor del gigante assicurativo, tra cui Mediobanca, starebbero sondando gli investitori per capirne gli umori.
Il mercato si interroga su cosa faranno gli altri principali azionisti della compagnia veronese, tra cui Warren Buffett e la Fondazione Monte di Lombardia.
Ufficialmente le adesioni hanno raggiunto il 15,7% del totale oggetto dell’offerta, di cui l’11,8% fa riferimento alle azioni proprie di Cattolica che il cda ha deciso di apportare all’Opa. Considerando che Generali è già il primo azionista della società con circa il 23,7% della compagnia guidata da Carlo Ferraresi, il capitale potenzialmente in capo al Leone di Trieste è pari a circa il 40 per cento.
Per quanto riguarda gli altri grandi investitori di Cattolica, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi la Fondazione Monte di Lombardia, che detiene il 3,2% del capitale, dovrebbe aderire all’offerta dopo che ha svalutato le azioni da 10,85 a 6,75 euro, prezzo in linea con il corrispettivo dell’offerta. L’ente ha incaricato l’advisor Vitale & Co di valutare la congruità del prezzo e solo dopo il responso comunicherà la decisione.
In merito a Warren Buffett, la cui partecipazione si è diluita al 6% (dal 9%) del capitale dopo l’aumento da 300 milioni sottoscritto da Generali a ottobre 2020, secondo il quotidiano potrebbe aderire, anche solo parzialmente, all’offerta.
La Fondazione Cariverona, titolare di una piccola quota legata soprattutto alle strategie di trading, non avrebbe ancora deciso cosa fare.
L’efficacia dell’offerta promossa da Generali è subordinata al raggiungimento di almeno il 66,7% del capitale, condizione a cui si riserva di rinunciare nel caso in cui arrivasse a detenere almeno il 50% più un’azione.
Nel caso l’Opa non andasse a buon fine, Cattolica dovrebbe poi procedere in tempi brevi alla seconda tranche dell’aumento di capitale da 200 milioni per adeguarsi alla richiesta di un rafforzamento patrimoniale da 500 milioni richiesto dall’IVASS, a cui gli azionisti dovrebbero partecipare per non veder diluita la propria quota.
Su Cattolica è intervenuto nuovamente anche Philippe Donnet, Group Ceo di Generali, il quale ha affermato alla stampa che l’operazione “fa parte della strategia di rafforzamento in Europa e in particolare in Italia. Grazie all’Opa e alla successiva fusione, Cattolica e Generali daranno ulteriori benefici agli stakeholder, per noi inoltre ha un vantaggio chiaro: oltre al vita saremo leader in Italia anche nel danni”.