Il negoziato Tesoro-UniCredit per definire l’operazione Mps è entrato nella fase decisiva, con una possibile decisione che potrebbe essere presa entro mercoledì 27 ottobre, quando il cda della stessa UniCredit approverà la trimestrale.
Entro suddetta data, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il Ceo di UniCredit vuole prendere una decisione definitiva, anche nell’ottica di sapere se dovrà includere l’operazione nel nuovo piano industriale che sarà presentato il prossimo novembre. Il giornale non esclude l’irrigidimento delle controparti e l’abbandono del tavolo.
La quadra tra le controparti deve essere trovata su tre questioni fondamentali: rafforzamento patrimoniale, esuberi e il perimetro oggetto di cessione.
Per quanto riguarda il rafforzamento patrimoniale di cui necessita la banca senese, anche per rispettare la condizione di impatto neutro del deal sulla posizione di capitale imposta da UniCredit, il giornale indica in circa 7 miliardi la cifra stimata: 2,5-3 miliardi per riportare il Cet1 di Siena a livello di UniCredit (15,5%), fino a 3,5 miliardi per finanziare i circa 7.000 esuberi e 2,5 miliardi circa per svalutare una porzione di Stage 2. Da questa somma verrebbero detratti i circa 1,8 miliardi netti di Dta.
Secondo rumor riportati da MF, il MEF sarebbe disposto a immettere 6,5 miliardi tra incentivi fiscale, aumento del capitale di classe uno, oneri di ristrutturazione, incremento delle coperture sui crediti in bonis e ricapitalizzazione di AMCO per l’acquisto degli Npe, mentre per UniCredit la somma salirebbe a circa 8,5 miliardi.
Il Tesoro punterebbe a ridurre quanto più possibile l’esborso pubblico, anche per evitare contestazioni da parte della Commissione Europea n merito agli aiuti di Stato.
A proposito dei benefici fiscali, che nel caso di Mps potrebbero valere fino a 2,3 miliardi, la norma che consente di trasformare le imposte anticipate (Dta) in crediti fiscali dovrebbe essere prorogata di altri sei mesi, fino al 30 giugno 2022, secondo quando ha dichiarato il sottosegretario al Tesoro, Maria Cecilia Guerra. Il tutto mantenendo la stessa formulazione. Adesso valgono solo per le operazioni straordinarie approvata dal cda o dall’assemblea entro il 31 dicembre 2021.
Per quanto riguarda i potenziali esuberi, che i rumor indicano in circa 7 mila (circa il 30% del totale), secondo Il Sole 24 Ore UniCredit preferirebbe che il tutto avvenisse prima dell’acquisizione, mentre il MEF vorrebbe che fosse l’acquirente a gestire il tutto.
Secondo MF, per le uscite previste UniCredit stima infatti un costo complessivo fino a 3,5 miliardi, ammontare superiore di 1 un miliardo rispetto a quanto il MEF vorrebbe mettere a disposizione. Questo anche alla luce del fatto che, con una spesa media a carico del Fondo di Solidarietà di 200 mila euro per dipendente, i 7 mila esuberi ipotizzati dovrebbero costare meno della metà della cifra prevista da UniCredit.
Da quest’ultima però la richiesta verrebbe giustificata in conseguenza della bassa età media dei dipendenti di Mps e della necessità di preventivare tempistiche di uscita superiori a quelle normalmente praticate, arrivando fino a 7 anni.
In merito al perimetro che dovrebbe essere rilevato da UniCredit, non dovrebbe comprendere il corporate center, ovvero tutte le strutture direzionali della banca senese, Mps Capital Services, Mps Leasing&Factoring, Mps Fiduciaria e il Consorzio operativo.
Riguardo alla partnership commerciali, secondo quanto si apprende da MF, il Tesoro non sarebbe disposto ad accollarsi le penali per gli eventuali scioglimenti, che per esempio nel caso di Axa potrebbero ammontare a 1 miliardo. Un’eventuale decisione sulle disdette da tali accordi infatti, dal punto di vista del Tesoro, spetterà all’acquirente dopo la finalizzazione del deal.
Le trattative tra il Tesoro e UniCredit su Mps proseguono senza sosta. E l’obiettivo condiviso da entrambe le parti è trovare un’intesa per la cessione di Siena entro la scadenza fissata del 27 ottobre, giorno in cui UniCredit approverà i conti del trimestre. In quella data la banca di piazza Gae Aulenti conta di avere in ogni caso chiarezza sullo scenario, ovvero se il futuro sarà con o senza Mps. Il ceo di UniCredit, Andrea Orcel, ha fatto sapere alla controparte che la deadline è funzionale al rispetto dei tempi del nuovo piano industriale, che sarà presentato al mercato a novembre.
La partita, va detto, non appare di semplice soluzione perché le distanze permangono su alcuni punti, in particolare su tre aspetti: capitale, esuberi e perimetro oggetto di cessione. E nessuno può escludere un colpo di scena finale, con l’irrigidimento delle controparti e l’abbandono del tavolo.
In caso di esito positivo della trattativa, quindi, entro la prossima settimana si dovrebbe arrivare a un Memorandum of understanding (MoU), la cui messa a terra operativa avverrà nel 2022, subordinata a varie condizioni, tra cui l’approvazione da parte dell’assemblea straordinaria di UniCredit, le autorizzazioni regolamentari e le relative coperture da parte del Governo.
Intorno alle 11:40 a Piazza Affari le azioni Mps cedono lo 0,4% a 1,07 euro, mentre i titoli UniCredit lasciano sul terreno l’1,4% a 11,49 euro. L’indice di settore segna un ribasso dell’1 per cento.