Global Markets Energy – Shell spera di riavviare le attività nel Golfo del Messico prima del previsto

Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore energetico e delle utilities:

Giornata positiva per i mercati azionari: in Europa, il Ftse Mib guadagna lo 0,4%, il Dax lo 0,8% e il Ftse 100 lo 0,6%. A Wall Street, il Dow Jones avanza dello 0,4% e lo S&P 500 dello 0,1%, mentre il Nasdaq cede lo 0,4%.

Le quotazioni del greggio si mantengono sui massimi pluriennali, al termine di un’ottava volatile in cui Brent e Wti si avviano comunque rispettivamente verso il settimo e il nono rialzo settimanale consecutivo.

A spingere le quotazioni sono i timori per la carenza di carbone e gas in Cina, India ed Europa, che hanno portato alcuni produttori di energia a passare dal gas all’olio combustibile e al diesel.

Secondo alcune indiscrezioni, Royal Dutch Shell potrebbe riavviare la sua piattaforma di Ursa nel Golfo del Messico in anticipo rispetto alle previsioni, con le attività che potrebbero riprendere già nella prima metà di novembre.

La piattaforma Ursa da100.000 barili al giorno e l’altra piattaforma offshore di Shell da 60.000 barile al giorno sono rimaste chiuse da quando l’uragano Ida ha colpito l’industria oil Usa a fine agosto. Lo scorso mese, la società aveva previsto che le due piattaforme sarebbero rimaste inattive fino al primo trimestre 2022.

Intanto, un reposto del Global Climate Insight ha mostrato che Shell è sulla strada per non rispettare i propri target di riduzione delle emissioni nei prossimi decenni, nonostante la società si trovi a dover rispettare requisiti climatici più stringenti a causa del verdetto di un tribunale olandese.

Il gruppo sta cercando di ridurre gradualmente le proprie emissioni con l’obiettivo di azzerarle entro il 2050, ma secondo lo studio la strategia di transizione energetica della società è ancora fortemente guidata da carburanti che aumenteranno le emissioni, producendo una strategia di crescita che non si allineerà veramente a un mondo decarbonizzato.

La ricerca mette anche in dubbio la capacità di Shell di rispettare la sentenza del tribunale che impone di tagliare le emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019.