Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) hanno interrotto i negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Mps.
È quanto si legge in una nota diffusa da UniCredit, che conferma le indiscrezioni emerse nel week end.
Le controparti, secondo fonti di stampa, puntavano ad arrivare a una decisione entro mercoledì 27 ottobre, giorno in cui si riunirà il cda di UniCredit per approvare i conti del terzo trimestre 2021.
Secondo quanto riportato da rumor di stampa, l’interruzione del negoziato sarebbe dovuto all’impossibilità del Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, di soddisfare le richiesta di UniCredit di una ricapitalizzazione di oltre 7 miliardi per rafforzare la banca senese prima della potenziale aggregazione.
Secondo quanto riportato da Reuters, il tutto sarebbe stato ritenuto “troppo punitivo per i contribuenti.
Inoltre, sempre secondo indiscrezioni di stampa, non sarebbe stata trovata la quadra sui potenziali esuberi, stimati in circa 7 mila.
Le posizioni, secondo quanto riporta Reuters, erano quindi differenti anche sulle dimensioni e sui costi dei tagli dei posti di lavoro di Mps, nonché il modo di calcolo di UniCredit sugli adeguamenti del valore sulle passività di Mps.
Un altro elemento di divergenza, secondo MF, sarebbe legata alla valutazione del perimetro da rilevare. Per UniCredit si sarebbe attestata a 1,3 miliardi, poco più del doppio dell’utile atteso (600 milioni), un multiplo giudicato dal MEF troppo basso anche a confronto della media di mercato.
Il Tesoro, che avrebbe già messo sul piatto circa 2 miliardi di Dta, sarebbe stato disposto a un esborso massimo di 3,5 miliardi per rafforzare il CET1 e fare fronte alle 7.000 uscite che sarebbero servite ad allineare i parametri di efficienza di Mps a quelli di UniCredit, riferiscono fonti di stampa. In totale, quindi, si sarebbe trattato di un esborso di oltre 5 miliardi per le casse pubbliche.
Le parti hanno così concluso che è impossibile raggiungere un accordo sulla base delle condizioni fissate a luglio, che richiedevano l’acquisizione di “asset selezionati” di Mps per aumentare l’utile per azione di UniCredit del 10% e senza impatti sulla sua posizione patrimoniale
UniCredit era pronta ad acquisire un perimetro che non avrebbe dovuto ricomprendere gli Npl (da cedere ad AMCO), i rischi legali, le società prodotto (Mps Leasing & Factoring, Mps Fiduciaria, Mps Capital Services) e il Consorzio operativo.
Lo scorso agosto, il titolare del MEF, Daniele Franco, nel corso di un’audizione alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, aveva spiegato che la trattativa non sarebbe stata portata avanti “ad ogni costo”. “Proporremo un pacchetto finale solo se saremo convinti che sia adeguato”, aveva aggiunto il Ministro, escludendo al contempo un’ipotesi stand alone.
Resta da capire se l’interruzione del negoziato sia temporanea o definitiva.
Secondo altre fonti di stampa, non è da escludere che il Governo possa chiedere una proroga alla Commissione Europea per portare avanti la privatizzazione. L’attuale scadenza, in base agli accordi presi nel 2017, è fissato al 31 dicembre 2021.