Ki Group Holding rende noto che lo scorso 22 ottobre che la Corte di Appello di Milano ha depositato una sentenza con la quale è stato rigettato il gravame proposto da Ki Group e confermata la sentenza di primo grado.
Sentenza che aveva già visto parzialmente accolte le pretese risarcitorie formulate da Fallimento Bionature in liquidazione, quantificate e liquidate in 1.511.225 euro, oltre interessi e rivalutazione, con conseguente condanna della società alla spese di lite sia per il primo grado (22.000 euro, oltre cpa e iva, e spese CTU per 8.000 euro oltre accessori) sia per il secondo grado (13.177,85 euro, oltre accessori).
Ki Group, come comunicato il 27 ottobre 2020, aveva reso noto nel dettaglio causa petendi e petitum inerenti al contenzioso in esame, nonché l’esito sfavorevole del giudizio di primo grado, e dell’intenzione di impugnare la predetta sentenza.
Ki Group conveniva il Fallimento dinanzi la Corte territoriale per la riforma integrale della sentenza, sull’assunto di una errata ricostruzione in fatto, e conseguentemente in diritto, oltre che di una motivazione illogica e contraddittoria, che ha determinato ed indotto il giudice a pronunciare l’impugnata sentenza, senza valutare correttamente la documentazione in atti oltreché le deduzioni ed argomentazioni proposte dalla stessa Ki Group.
Si costituiva ritualmente in giudizio il Fallimento, contestando quanto dedotto dalla Ki Group nel proprio gravame e, all’udienza del 12 maggio 2021, la Corte di Appello tratteneva immediatamente in decisione la causa.
La società, preso atto della suddetta pronuncia, ritiene che la stessa non renda giustizia delle diverse argomentazioni utilizzate per contestare la richiesta avanzata dalla curatela del Fallimento, ed attraverso le quali, di fatto, si ritiene che la lettera rilasciata dalla società, in realtà, non sia produttiva di effetti obbligatori, e, per conseguenza, non possa determinare l’insorgenza del diritto ad ottenere il richiesto risarcimento del danno, contrariamente a quanto affermato dalla sentenza di primo grado, pur confermata dalla stessa Corte d’Appello.
Pertanto, in forza delle considerazioni sopra accennate in merito alle criticità della sentenza, ed alla luce delle rilevanze documentali, del percorso logico giuridico operato dalla Corte d’Appello di Milano nella motivazione e degli orientamenti giurisprudenziali, la società, con il supporto dei propri legali, sta valutando di proporre ricorso in Cassazione per vedere riconosciute le proprie ragioni.