Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore energetico e delle utilities:
Giornata negativa per i mercati azionari: in Europa, il Ftse Mib cede lo 0,3%, il Dax lo 0,45% e il Ftse 100 lo 0,4%. A Wall Street, il Nasdaq arretra dello 0,5%, lo S&P 500 lo 0,3% e il Dow Jones lo 0,1%.
In ribasso le quotazioni del greggio, che si avviano comunque a chiudere novembre in rialzo del 5-10% sui segnali di crescita dei consumi più rapidamente dell’offerta, riducendo progressivamente le scorte.
In attesa del meeting della prossima settimana, l’Opec+ ha previsto che nel quarto trimestre il deficit di offerta sarà in media di 300.000 barili al giorno, significativamente inferiore rispetto all’indicazione precedente di 1 milione di barili.
Chevron ha chiuso il terzo trimestre 2021 con un Eps adjusted pari a 2,96 dollari e un Eps di 3,19 dollari, rispetto alla perdita per azione di 12 centesimi dello scorso anno. Secondo il Ceo Mike Wirth, si tratta del miglior risultato dal primo trimestre 2013, mentre il free cash flow di 6,7 miliardi è il più alto mai registrato dalla società, con un net-debt to capital ratio sceso al di sotto del target del 20-25% portando la società a considerare la possibilità di aumentare il programma di acquisto di azioni proprie.
Conti oltre le attese anche per Exxon Mobil, che nel terzo trimestre ha registrato un Eps adjusted di 1,58 dollari rispetto agli 1,56 dollari stimati dal consensus, mentre l’utile netto ha raggiunto i 6,8 miliardi, il dato più alto dal 2014. Il cash flow operativo è salito a 12,1 miliardi dai 4,39 miliardi dello scorso anno e oltre gli 11,2 miliardi previsti dagli analisti. La società ha inoltre annunciato un buy back da 10 miliardi di dollari.
I due colossi americani rappresentano gli ultimi esempi di come le oil company stiano utilizzando gli extra profitti derivanti dal rialzo dei prezzi dell’energia per remunerare gli azionisti piuttosto che per aumentare la produzione.