Nei primi nove mesi del 2021 di Bper si è registrato l’ingresso nel perimetro di consolidamento del ramo bancario ex Ubi acquisito da Intesa Sanpaolo e di altre filiali rilevate dalla stessa Intesa Sanpaolo, che ha portato il margine di intermediazione a 2.490,8 milioni. Il periodo si è chiuso con un utile netto di 586,2 milioni, dopo avere contabilizzato il badwill da 1.127,8 milioni generato da suddetta acquisizione.
“Siamo estremamente soddisfatti dei risultati dei primi nove mesi dell’anno che premiano l’intenso lavoro realizzato dai colleghi per portare a termine con successo l’integrazione delle 620 filiali del ramo acquistato da Intesa Sanpaolo, che ha consentito al gruppo di compiere un notevole salto dimensionale”.
È con queste parole che Piero Montani, Ad di Bper, ha commentato i risultati dei primi nove mesi del 2021.
“Prosegue, inoltre, il processo di miglioramento della qualità del credito, con un Npe ratio lordo al 5,5%, in ulteriore calo rispetto al trimestre precedente (5,7%) e con un forte incremento della copertura sui crediti deteriorati che ha raggiunto il 55,3%. La posizione di capitale si conferma elevata con un CET1 fully phased pari al 13,7%, ben oltre i requisiti minimi richiesti.
I risultati conseguiti in termini di redditività, qualità del credito e patrimonializzazione, unitamente al posizionamento competitivo che abbiamo raggiunto, costituiscono una solida base su cui poggerà il nuovo piano industriale 2022-2024. Esso definirà le direttrici strategiche che guideranno una nuova fase di crescita del gruppo Bper, in uno scenario competitivo sempre più caratterizzato dall’accelerazione dei processi digitali e tecnologici”, ha aggiunto il manager.
Si segnala che i dati di conto economico riferiti ai risultati consolidati di gruppo nei primi nove mesi del 2021 non sono confrontabili con i primi nove mesi del 2020 in seguito alla variazione dimensionale del gruppo che, a partire dal primo semestre 2021, include le attività e passività nonché il contributo economico apportato dal ramo acquisito, dal 22 febbraio 2021 per le 587 filiali ex Ubi Banca e dal 21 giugno 2021 per le 33 filiali di Intesa
Sanpaolo.
Il margine di intermediazione, con l’allargamento del perimetro, si è fissato a 2.490,8 milioni, al cui interno il margine di interesse si è attestato a 1.119,4 milioni, di cui 980,7 milioni riferibili all’attività commerciale di intermediazione con la clientela.
Le commissioni nette sono state pari a 1.172,4 milioni, trainate dalla crescita del comparto relativo alla raccolta indiretta e bancassurance (il cui apporto complessivo è ammontato a 529,7 milioni). È continuato, inoltre, il trend in aumento delle commissioni riferibili all’attività bancaria tradizionale, pari a 642,7 milioni.
I profitti da trading si sono fissati a 172,6 milioni, beneficiando degli utili derivanti dalle cessioni di attività finanziarie e della buona performance realizzata dai mercati.
I costi operativi sono stati pari a 1.629,2 milioni, di cui 102,7 milioni di oneri non ricorrenti quasi interamente riferibili al processo di integrazione del ramo acquisito. In dettaglio, le spese per il personale sono ammontate a 971 milioni, di cui 18 milioni di costi straordinari, legati prevalentemente all’attività di allineamento delle nuove risorse e al rafforzamento dei presidi per l’assistenza commerciale alla nuova clientela del ramo acquisito, mentre gli altri costi sono stati pari a 658,2 milioni, di cui 75,8 milioni di oneri non ricorrenti, prevalentemente connessi all’attività di consulenza, migrazione IT e rebranding delle filiali integrate.
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 861,6 milioni e, dopo rettifiche su crediti per 715,2 milioni (di cui 310 milioni di rettifiche addizionali, conseguenti anche all’aggiornamento delle policy valutative di gruppo, contabilizzate nel primo semestre. Il costo del credito annualizzato dei primi nove mesi risulta quindi pari a 124 pb e 70 pb escludendo le rettifiche su crediti addizionali), il risultato netto di gestione si è fissato a 146,4 milioni.
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 586,2 milioni, dopo avere contabilizzato 1.127,8 milioni di badwill generato dall’acquisizione di suddetto ramo bancario, di cui:
- 817,7 milioni relativi al badwill emerso dal processo di Purchase Price Allocation (PPA) provvisoria richiesta dall’IFRS3 “Aggregazioni aziendali” rispetto all’acquisizione del ramo d’azienda. Il differenziale tra patrimonio netto di pertinenza del ramo acquisito e prezzo di acquisto ha generato un badwill (bargain purchase) iniziale pari a 966,9 milioni. Il processo di PPA tra le attività e passività oggetto di acquisizione valutate al fair value ha comportato l’allocazione di 149,2milioni. Tra i principali effetti, si evidenzia un fair value inferiore al valore contabile acquisito dei crediti non-performing per 337,5 milioni e un fair value superiore al valore contabile acquisito dei crediti performing per 234,1 milioni;
- 310,2 milioni relativi al recupero della fiscalità sullo stesso badwill come da previsioni contrattuali con Intesa Sanpaolo.
Sul fronte patrimoniale, a fine settembre 2021 gli impieghi si fissano a 127,2 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo bancario acquisito), al cui interno quella da clientela si attesta a 90,7 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo bancario acquisito).
I crediti deteriorati lordi ammontano a 4,4 miliardi, al cui interno le sofferenze si attestano a 2,4 miliardi e le inadempienze probabili a 1,9 miliardi.
I crediti deteriorati netti sono pari a 2 miliardi (coverage ratio al 55,3%), al cui interno le sofferenze si fissano a 0,9 miliardi (coverage ratio al 63%) e le inadempienze probabili a 1 miliardo (coverage ratio al 48,4%).
La raccolta è pari a 121,4 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo acquisito), al cui interno quella da clientela si fissa a 93,1 miliardi (inclusa la parte relativa al ramo acquisito).
In termini di solidità patrimoniale, al 30 settembre 2021 il CET1 phased in pro-forma si attesta al 14,7%, mentre quello fully phased pro-forma è pari al 13,7 per cento.
L’attività della banca, nell’ultima parte dell’anno, continuerà ad essere focalizzata sulla crescita della redditività ordinaria, sul miglioramento del profilo di rischio e sul mantenimento di una solida posizione patrimoniale.
I ricavi, pur in presenza di pressioni sulla marginalità dovute al perdurare di tassi negativi ed all’eccesso di liquidità, beneficeranno di volumi di impiego attesi in crescita e di una dinamica positiva delle commissioni, che continueranno ad essere supportate dallo sviluppo del comparto del risparmio gestito e bancassurance, nonché dalla ripresa in corso dell’attività transazionale.
I costi operativi da un lato continueranno ad essere oggetto di azioni volte all’ottimizzazione della spesa e dall’altro accoglieranno una componente straordinaria legata agli oneri relativi alla manovra di ottimizzazione degli organici annunciata a fine settembre. Sono state avviate le trattative sindacali volte a favorire un ricambio generazionale e professionale che prevede un piano di ingressi e l’uscita di 1.700 risorse.
La qualità del credito è attesa in ulteriore miglioramento con volumi di crediti deteriorati previsti in calo grazie all’azione di de-risking in corso. Il costo del credito, pur riflettendo un approccio particolarmente conservativo nella politica degli accantonamenti, dovrebbe mantenersi sotto controllo. L’istituto ha confermato il target di cessioni di crediti deteriorati per un valore lordo di 1 miliardo entro il 2021, di cui circa 700 milioni già finalizzate nei primi nove mesi. La posizione di capitale è attesa rimanere su livelli elevati.