Global Markets Auto – In Italia a rischio 60 mila posti di lavoro senza un’adeguata transazione verso l’elettrico

Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore auto:

Proseguono in timido rialzo le borse europee. Il Ftse 100 guadagna lo 0,3%, il CAC 40 lo 0,2%, mentre il DAX cede lo 0,1%. Invariato il Ftse Mib. In rialzo Wall Street, con il il Dow Jones e lo S&P 500 che guadagnano lo 0,8%, mentre il Nasdaq avanza dello 0,7%.

Con l’ingresso nell’era della transazione ecologica, in assenza di un piano di riconversione rischiano di essere spazzate via dal mercato molte fabbriche. Ad esempio in Italia questo problema riguarda l’intera filiera, che conta 2.200 imprese della componentistica che forniscono tutti i più noti marchi dell’auto e dove lavorano 274 mila persone.

Circa il 30% delle auto tedesche è fatto con parti prodotte in Italia e, se il Parlamento ratificherà la proposta della Commissione, in Europa i produttori di auto dovranno dire addio al motore endotermico (sia benzina che diesel) entro il 2035, con il 67% delle esportazioni italiane dirette verso i Paesi dell’Unione, in un contesto in cui il motore elettrico si sta imponendo. Per produrre un motore elettrico è stato stimato che sia necessario il 30% di manodopera in meno, il che vuol dire che in Italia entro i prossimi quattordici anni 60 mila persone in 500 aziende potrebbero perdere il posto di lavoro.

Paesi e case automobilistiche si dividono sulla velocità con cui affrontare il cambiamento. Le Confindustrie di Italia, Germania e Francia fanno pressioni per avere tempi più lunghi. Intanto il resto del mondo si muove. Negli USA il 5 agosto scorso Biden ha firmato un ordine esecutivo: il 50% delle nuove auto vendute negli Usa dovranno essere a zero emissioni (vetture elettriche e ibride plug-in) entro il 2030. La Cina non ha per ora fissato scadenze, ma negli ultimi dieci anni ha sovvenzionato l’industria delle auto elettriche con circa 100 miliardi di dollari, e sono nate 300 imprese specializzate. Al COP 26, sei case automobilistiche hanno firmato il documento che le impegna al 100% di immatricolazioni verdi dal 2040. Ci sono le statunitensi Ford e General Motors, la tedesca Daimler Mercedes-Benz, la cinese BYD, e la britannica Jaguar Land Rover.

Il processo di transizione sarà accelerato quando il gap di prezzo tra le auto elettriche e quelle a motore endotermico si ridurrà, per effetto delle economie di scala. Si stima che entro in prossimi tre anni avere e gestire un’auto elettrica sarà quindi meno costoso. Gli USA di Biden si preparano a sostenere la loro filiera: il congresso sta varando incentivi fiscali per i cittadini che comprano auto elettriche prodotte negli USA.

La Germania, dove l’industria dell’auto è la più forte d’Europa, negli ultimi dieci anni ha innovato a macchia di leopardo, e ora i sindacati frenano: secondo l’agenzia di ricerca NPM (finanziata dal governo tedesco) entro il 2030 rischia di perdere 400 mila posti di lavoro. Però i grandi marchi dell’industria hanno un punto di riferimento fisso e strutturato con i governi. Si chiama “Konzertierte Aktion Mobilität” (Azione concertata in materia di mobilità), mentre a livello regionale il ministero dell’Economia tedesco organizza i dialoghi sulla trasformazione nell’industria automobilistica. E’ una piattaforma che riunisce a scadenze fisse, aziende, decisori politici e rappresentanti dei territori, per decidere le strategie per il futuro. In Italia un tavolo sull’automotive è stato messo in piedi al Ministero dello Sviluppo Economico. L’incontro per parlare di politica industriale è stato soltanto uno, nello scorso mese di luglio, al quale hanno partecipato 40 rappresentanti di associazioni, aziende e sindacati del settore, elencando i temi delle sfide future, ma allo stesso tempo non sono state proposte soluzioni concrete a riguardo.

L’Italia potrà salvare il settore se sarà in grado di: attirare gli investimenti dei nuovi produttori di auto elettriche; costruire delle giga-factory per produrre, rigenerare, riparare e riciclare batterie, senza dipendere totalmente dalla produzione cinese; predisporre strumenti per gestire il passaggio da un lavoro a un altro.

Infine, nella cosiddetta Motor Valley dell’Emilia Romagna, la joint venture cino-americana Silk FAW inizierà dal prossimo anno a costruire qui la sua fabbrica di super car elettriche, con l’obiettivo di terminare a gennaio 2024. Le università emiliane e i grandi marchi dell’auto hanno creato la Motorvehicle University dell’Emilia Romagna. Anche gli imprenditori del territorio si si sono mossi. A Soliera in provincia di Modena un gruppo di investitori ha fondato Reinova, un’azienda innovativa che collauda e omologa le batterie.