Mps – Proseguono le discussioni Tesoro-UE, rumor su possibile proroga pluriennale

Continuano le discussioni tra il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, e la Commissione Europea per definire il futuro della banca senese.

Secondo indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore l’accordo finale, inclusivo dei nuovi impegni per l’istituto toscano, arriverà non prima dell’inizio del 2022. Il giornale parla di una possibile proroga pluriennale della presenza pubblica nel capitale di Mps, che potrebbe anche coincidere con l’arco temporale del nuovo piano industriale (quello attuale arriva al 2025).

Il giornale parla di una proroga lunga ma con “flessibilità vincolata”, all’interno della quale il MEF si muoverebbe in modo elastico per dare la giusta valorizzazione all’investimento in fase di exit, senza però avere una scadenza già bloccata e le conseguenti attese del mercato.

La volontà di privatizzare la banca senese resta intatta, come più volte ribadito dal Ministro dell’Economia Daniele Franco. Tuttavia, quanto successo negli ultimi mesi (avvio e poi interruzione delle trattative con UniCredit) ha messo in luce la posizione di debolezza a causa di una scadenza pre-fissata per la cessione.

Nelle scorse settimane nel corso di un’audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato il direttore generale del MEF, Alessandro Rivera, aveva ribadito che l’aiuto di Stato “deve essere temporaneo”.

Il Tesoro, quindi, secondo quanto riporta il quotidiano, non intende far leva su Mps per la creazione di una banca pubblica degli investimenti né di un terzo polo. Il tutto anche in ragione del fatto che “un piano di rafforzamento patrimoniale nel quale Mps restasse un soggetto autonomo sarebbe esposto a rischi e incertezze considerevoli e avrebbe seri problemi di competitività”, aveva spiegato il ministro Franco nell’audizione alle commissioni Finanze di inizio agosto.

In questo momento la banca e il Tesoro hanno in corso interlocuzioni con la Dg Competition dell’UE per rivedere il piano industriale, dopo che quello 2021-2025 presentato a dicembre 2020 è stato reso impraticabile dagli effetti della pandemia e del successivo rimbalzo.

Oltre alla proroga, le discussioni stanno riguardando anche gli impegni e le “condizioni compensative” previsti nei meccanismi comunitari quando ci sono le estensioni dei termini degli aiuti di Stato, e che fanno riferimento in particolare al target del cost/income ratio e sul rafforzamento patrimoniale, dei quali si dovrebbe avere un quadro più chiaro nel nuovo anno.

Le interlocuzioni dovrebbero riguardare anche la chiusura delle filiali, la riduzione del perimetro attraverso la vendita di asset non considerati più redditizi e gli esodi volontari, che potrebbero raggiungere le 4 mila unità secondo le indicazione del Ceo Guido Bastianini.

Per quanto riguarda l’aumento di capitale, dovrebbe essere effettuato nel corso del primo semestre 2022, con l’ammontare che potrebbe essere rivisto al ribasso rispetto ai 2,5-3 miliardi riportati dai rumor negli ultimi mesi per due motivi: il bilancio in miglioramento e la ripresa economica in atto che sta sostenendo il contesto operativo delle banche.

Tuttavia, bisognerà mettere in conto il fabbisogno relativo alle uscite incentivate e le possibili operazioni di de-risking che potrebbero essere oggetto di trattative con la Commissione Europea. Le cifre, pertanto, dovrebbero essere ben al di sotto dei 6,3 miliardi ritenuti necessari da UniCredit (e ritenuti troppo alti dal Tesoro) per portare a buon fine la trattativa, poi arenatasi.

Nel frattempo, in vista della definizione dell’importo della ricapitalizzazione, la banca e gli advisor starebbero già sondando il mercato per trovare possibili anchor investor o partner strategici, tra cui Axa, con cui Mps ha in essere una partnership nella bancassurance.

Intorno alle 11:30 a Piazza Affari il titolo cede lo 0,3% a 0,93 euro, mentre l’indice di settore lascia sul terreno l’1,3 per cento.