Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore auto:
In rialzo le borse europee. Il Ftse 100 guadagna l’1,4%, mentre il Ftse Mib avanza dell’1,3%. Bene anche il CAC 40 e il DAX, rispettivamente a +1% e a +0,7%. A Wall Street, bene il Nasdaq (+1,5%), mentre lo S&P 500 e il Dow Jones guadagnano rispettivamente l’1,1% e lo 0,4%.
Tesla ha deciso di rinunciare a oltre un miliardo di euro in sussidi governativi per la costruzione della sua fabbrica di batterie a est di Berlino, in Germania, secondo quanto riportato dalle maggiori agenzie di stampa. «Tesla ha informato il Ministero federale dell’economia e il Ministero dell’economia del Brandeburgo che sta ritirando la sua domanda per il finanziamento statale per la fabbrica di batterie a Grunheide», ha detto un portavoce dell’azienda, riferendosi ai sussidi europei assegnati ai cosiddetti «progetti importanti di comune interesse europeo».
«Tuttavia, Tesla sta rispettando i suoi piani per la Gigafactory Berlin-Brandenburg», ha aggiunto il portavoce. Secondo le stime del ministero dell’economia tedesco, la società statunitense sta investendo 5 miliardi di euro nell’impianto. La decisione sarebbe stata presa per l’opposizione del fondatore e amministratore delegato, Elon Musk, a un finanziamento governativo. Inoltre Tesla prevede di investire fino a 1,2 miliardi di yuan (circa 170 milioni di euro) per espandere la capacità di produzione della sua fabbrica di Shanghai, secondo quanto riportato dal quotidiano Beijing Daily. Prevista anche l’assunzione di altri 4.000 impiegati, fino ad un massimo di 19.000 lavoratori.
La fabbrica di Tesla a Shanghai è stata progettata per produrre fino a 500.000 auto all’anno e attualmente produce veicoli Model 3 e Model Y a una velocità di 450.000 unità all’anno.
Oltre la metà delle automobili prodotte dalla Nissan a livello globale entro il 2030 saranno elettriche, ha comunicato la terza casa giapponese per volumi di vendita, confermando la tendenza dei produttori auto a raggiungere una progressiva riduzione delle emissioni di carbonio. Nissan investirà circa 2.000 miliardi di yen, l’equivalente di 15,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, e prevede di presentare almeno 23 modelli con motore elettrico, inclusi i veicoli ibridi.
È invece crollata del 25,8% la produzione globale di Toyota in ottobre, a fronte delle continue pressioni sulle forniture dei semiconduttori per l’intero comparto automotive. L’output si assesta a 627.450 autoveicoli, in calo per il terzo mese consecutivo. Un fattore che si riverbera sulle vendite, con una flessione del 20,1% a livello mondiale, a 677.560 unità.
Al pari delle principali case auto concorrenti, Toyota si confronta con le difficoltà negli impianti di produzione nei Paesi del Sudest asiatico, chiusi per un lungo periodo a causa della emergenza sanitaria provocata dal Covid. Toyota ha provato a delocalizzare la produzione in altre regioni del globo ma con risultati inferiori alle stime di 880.000 vetture. Per il mese di novembre, tuttavia, Toyota si attende «una ripresa dell’output ad alti livelli», con una produzione record tra 850 mila e 900 mila di veicoli, e leggermente inferiore in dicembre a quota 800 mila, in linea con l’allentamento delle restrizioni anti coronavirus. Per l’intero anno fiscale 2021 la casa nipponica prevede di produrre 9 milioni di veicoli, in calo rispetto ai 9,3 milioni inizialmente stimati.
Faurecia ha ridotto le stime a causa di minori volumi e inefficienze produttive causate dai continui stop alla produzione. Nello specifico la Società ha sperimentato volumi di mercato inferiori, un un mix geografico sfavorevole (l’Europa dove genera 2/3 del fatturato è l’area che più sta soffrendo), inefficienze nella gestione dei continui stop produttivi, problemi per lo start-up del nuovo impianto in Michigan per la difficoltà nel reperire personale qualificato.
Faurecia ha quindi dovuto ridurre per la per la seconda volta nell’anno la guidance 2021, prevedendo ora il fatturato tra 15 e 15,5 miliardi, un margine operativo del 5,5% circa rispetto al precedente target del 6-6,2%, un free cash flow superiore a 300 milioni rispetto ad una stima precedente di oltre 500 milioni, anche a causa delle maggiori giacenze in magazzino imposto dalle inefficienze produttive.