“Anche nel futuro faremo il nostro dovere per esplorare tutte le opportunità che il mercato offre, che non devono essere per forza M&A o l’accorpamento con altre banche”.
Lo ha affermato il consigliere delegato e direttore generale di Banca Popolare di Sondrio, Mario Pedranzini, nella conferenza stampa dopo l’assemblea che ha sancito la trasformazione della banca da società cooperativa per azioni in società per azioni.
“Interlocutori al momento non ne abbiamo avuti e non ne abbiamo e tanto meno interlocutori privilegiati. Staremo a vedere cosa succede”, ha aggiunto il presidente Francesco Venosta.
“Abbiamo asset immateriali che hanno lo stesso valore per un interlocutore serio e intelligente, rispetto agli asset materiali. L’aspirazione è che i nostri territori di riferimento mantengano lo stesso livello di attenzione e di servizio che hanno avuto fino ad ora”, ha poi fatto presente il presidente.
Parlando a proposito di Unipol, primo azionista della banca con il 9% del capitale, Pedranzini ha riportato: “Per quanto riguarda Unipol, che è interlocutore e azionista della banca, noi abbiamo un rapporto ultradecennale di collaborazione industriale: siamo partner nella società di assicurazioni Arca Vita, abbiamo lavorato bene nell’interesse di quello che va sotto il nome di bancassicurazione e questo è quanto. Al di questo non possiamo che riferirci alle dichiarazioni che ha fatto l’amministratore delegato di Unipol”.
“D’altra parte Unipol è per noi un socio estremamente rilevante e prima ancora di diventare socio con questo grado di rilevanza è un soggetto industriale di altissima qualità e standing col quale la banca ha rapporti di collaborazione da molto tempo”, ha aggiunto il presidente Venosta.
I vertici della banca valtellinese hanno sottolineato che pensano “di arrivare a una revisione del piano entro il 31 marzo”. “Il piano industriale 2021-2023 è stato superato dal preconsuntivo. Ci stiamo lavorando. Quello che porta alla revisione del piano sono i risultati del 2021 che poi riteniamo di poter consolidare nei prossimi anni. Andremo ad attivare alcune leve che hanno dimostrato di dare buoni risultati ma che evidenziano spazi di miglioramento. Non abbiamo mai forzato sugli obiettivi, abbiamo avuto una crescita fisiologica”, ha spiegato Pedranzini.
“Per quanto riguarda il diritto di recesso”, ha poi affermato Venosta, “mi pare che i soci abbiano 15 giorni di tempo per esercitarlo a decorrere dal giorno in cui la delibera viene iscritta nel registro delle imprese. L’iscrizione avverrà nei prossimi giorni. È chiaro che la banca si riserva il pieno utilizzo della facoltà che la legge le attribuisce di non liquidare tutto o in parte o di sospendere la liquidazione per le ragioni che conosciamo”. “Al momento dati numerici non ce ne sono e non abbiamo la possibilità di sapere in anticipo quanti soci si avvarranno di questo diritto. Allo stato la quotazione del titolo è tale da metterci abbastanza tranquilli”.
Il Comitato per l’Autonomia e l’Indipendenza della Banca Popolare di Sondrio “è frutto dell’iniziativa autonoma di alcuni soci che ha registrato un numero interessante di adesioni. La proposta della società Benefit avanzata dal Comitato è una proposta di cui non possiamo non tener conto ma le deliberazioni le prende l’assemblea, non dipende solo dal cda”, ha poi dichiarato Venosta. “Noi nei fatti siamo già una società Benefit per come affrontiamo i temi ESG, di governance, per il rispetto per i nostri clienti, per gli azionisti e anche per i nostri debitori”, ha aggiunto Pedranzini.
“La nostra è una banca popolare per definizione è ad azionariato diffuso, siamo un unicum che non ci ha consentito nel tempo di raggruppare dei soci per definire qualche nocciolo duro di comando. È uno dei punti di forza della nostra banca per quanto riguarda la stabilità. Si possono fare tutti i piani industriali che si voglio ma se non c’è un azionariato stabile che ti sostiene è difficile”, ha dichiarato ancora il consigliere delegato Pedranzini.
Il presidente Venosta, dopo aver sottolineato che “eravamo una banca popolare, speriamo che i valori che ci hanno ispirati vengano mantenuto per il futuro”, ha specificato che “i patti parasociali li fanno i soci. C’è motivo per sperare che i soci che hanno sostenuto la banca finora continuino a sostenerla. Qualunque cosa succeda nel futuro trovano una banca solida e ben gestita che in 150 anni non ha mai registrato un euro di perdita quindi siamo tranquilli sul nostro operato e abbiamo ragione di ritenere che molti siano disposti a riconoscercelo e a riconoscere che in banca ci sono valori che vanno considerati”.