Nei prossimi mesi dovrebbe riprendere l’iter che porterà alla privatizzazione di Mps, in attesa che arrivi il via libera della Commissione Europea alla proroga della presenza pubblica nel capitale.
Nei giorni scorsi Mps, In ottemperanza all’informativa richiesta dalla Consob, ha comunicato “che proseguono i contatti con le competenti Autorità, e cioè con la BCE, con il SRB e – per il tramite del Ministero dell’Economia e delle Finanze – con la DG Comp (Directorate-General for Competition) in merito ai contenuti del piano industriale 2022-2026”.
La banca collabora fattivamente allo svolgersi del processo. Allo stato non è ancora possibile ipotizzare alcuna tempistica di completamento dell’iter autorizzativo, indispensabile per l’avvio delle attività propedeutiche all’aumento di capitale previsto all’interno del piano.
Secondo quanto riporta MF, questa volta il percorso che dovrebbe portare all’uscita del Tesoro dal capitale della banca senese, di cui detiene il 64,2%, potrebbe prevedere più fasi e una maggiore gradualità rispetto al piano precedente.
Il giornale aggiunge che l’obiettivo sarebbe quello di ridurre il perimetro finale dell’asset, per poter agevolare l’ingresso nella partita di più soggetti e accrescere così le probabilità di successo del deal.
Il primo snodo resta l’ottenimento del via libera delle autorità europee al piano industriale e alla richiesta di proroga presentata a fine 2021, su cui da Roma sono abbastanza fiduciosi.
“Siamo in contatto con le autorità italiane. Non abbiamo mai confermato la deadline. Dunque non posso neanche confermare che sia scaduta, né sono stati indicati i tempi delle prossime mosse essendo il dossier market sensitive”, ha affermato nei giorni scorsi il commissario UE per la concorrenza Margrethe Vestager, spiegando come sia importante per la banca “rispettare i suoi impegni con riservatezza”.
Secondo quanto si apprende dal quotidiano, è probabile che la Commissione UE stabilisca una serie di condizioni prima di concedere il semaforo verde alla proroga, tra cui l’abbattimento del cost/income rispetto all’attuale 68,6% e la riduzione del perimetro con cessione di asset.
Proprio quest’ultimo potrebbe rivelarsi un punto molto importante per la privatizzazione dell’istituto toscano.
Un’ipotesi potrebbe essere quella di intervenire in prima battuta sulla rete distributiva di Mps, vendendo un perimetro ben definito di filiali, oltre che altre attività. Il giornale cita Mediocredito Centrale (che nei mesi scorsi era entrato in data room per alcune filiali del Centro-Sud) come potenziale acquirente oppure un altro istituto italiano.
Il tutto risponderebbe a due esigenze: da un lato fare fronte immediatamente agli impegni presi con le autorità europee, dall’altro lato diminuire le dimensioni del gruppo prima della cessione tout court.
Includendo anche le potenziali cessioni di crediti deteriorati, l’ipotesi potrebbe essere quella di ridurre l’attivo fino a 50 miliardi rispetto ai 143 miliardi al 30 settembre 2021.
Intorno alle 11:00 il titolo lascia sul terreno lo 0,8% a 0,91 euro, un andamento in linea con l’indice di settore (-0,8%).