UniCredit – “Non più interessati ad Otkritie, valutiamo eventuali opportunità di M&A”

UniCredit ha “fatto i primi stage della due diligence” su Otkritie, “ma visto il contesto politico abbiamo deciso di ritirarci”.

Lo ha affermato il Ceo di UniCredit, Andrea Orcel, durante una conference call con le agenzie di stampa.

Il progetto con Otkritie, ha precisato l’Ad, prevedeva per UniCredit di conferire la sua banca in Russia, “diventando azionisti di riferimento di una banca più grande”.

UniCredit, ha proseguito il manager, “resta in Russia, fa parte della nostra rete e abbiamo sempre avuto una presenza superiore al nostro costo del capitale. Siamo contenti della nostra presenza e siamo impegnati” a mantenerla, anche perché “non ha impatti significativi sul nostro costo del rischio visto anche la dimensione sul totale delle nostre attività”.

Il Ceo, parlando dei conti, ha riportato: “Come potete vedere UniCredit ha un molto valore che può essere creato organicamente, come dimostrano i risultati del 2021 che sono solo l’inizio. Non abbiamo finito e c’è molto che verrà nei prossimi trimestri e anni. La barra per l’M&A è alta perché non deve distogliere l’attenzione dal cristallizare questo valore a meno che l’M&A non ne valga davvero la pena”.

Orcel ha rimarcato i “paletti” posti dal gruppo per valutare un’aggregazione, che deve “accelerare quello che stiamo facendo e non far deragliare la nostra distribuzione di capitale”.

“In questo contesto il nostro lavoro è di valutare tutte le opportunità in tutti i mercati in cui siamo e se queste opportunità superano questi requisiti allora si possono fare. Quindi potremo entrare in data room e valutare operazioni perché è il lavoro dell’M&A team, ma queste discussioni non vogliono affatto dire che chiuderemo queste transazioni”, ha precisato l’Ad.

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, secondo Orcel “i risultati sono chiari: non abbiamo bisogno di fare niente per aumentare le masse e quindi se ci saranno opportunità che supereranno i nostri criteri le considereremo perché è nel miglior interesse degli azionisti”.