Intesa SP – Utile netto in forte crescita (+27,7%) a 4.185 mln nel 2021

Intesa Sanpaolo ha archiviato il 2021 con solidi risultati, nonostante il protrarsi della crisi sanitaria derivante dalla diffusione del virus Covid-19, con ricavi e margini che hanno mostrato una buona tenuta. Il margine di intermediazione si è fissato a 20.786 milioni (+1,9% a/a). Il risultato lordo di gestione è ammontato a 9.866 milioni (+5,4%). L’utile netto è salito a 4.185 milioni (+27,7%), beneficiando anche del calo dei costi operativi e delle rettifiche su crediti.

I risultati del 2021 confermano la capacità di Intesa Sanpaolo di affrontare efficacemente la complessità del contesto pandemico e di creare valore per tutti gli stakeholder, con un utile netto pari a 4,2 miliardi, a fronte di stanziamenti – allocati a valere sull’utile ante imposte – pari a 2,2 miliardi nell’anno, di cui 1,7 miliardi nel quarto trimestre, per l’ulteriore rafforzamento della sostenibilità futura dei risultati del gruppo.

Nel biennio 2020-2021, Intesa Sanpaolo ha allocato complessivamente – a valere sull’utile ante imposte – circa 8 miliardi di stanziamenti per il rafforzamento della sostenibilità futura dei risultati del gruppo, al quale concorrono anche le sinergie annue previste per oltre un miliardo di euro derivanti dalla fusione di Ubi Banca realizzata con successo senza costi sociali.

Gli stanziamenti del 2021 hanno riguardato:

  • 1,6 miliardi di rettifiche di valore addizionali per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati, di cui 1,2 miliardi nel quarto trimestre per la riduzione di circa
    7,7 miliardi di crediti deteriorati lordi (per circa 2,9 miliardi già nel trimestre e per circa 4,8 miliardi prevista per cessioni nel 2022);
  • 0,3 miliardi di rafforzamento delle riserve assicurative, di cui 0,2 miliardi nel quarto
    trimestre;
  • 0,3 miliardi, interamente nel quarto trimestre, di oneri relativi a 2.000 uscite volontarie
    previste dall’accordo sindacale di novembre 2021.

I dati rideterminati sono stati predisposti per tenere conto dell’inclusione del gruppo Ubi per il periodo ante acquisizione e, sulla base di dati gestionali, della riallocazione del contributo dei rami di attività oggetto di cessione al risultato delle attività operative cessate, nonché dell’inclusione del contributo delle compagnie assicurative Assicurazioni Vita (già Aviva Vita), Lombarda Vita e Cargeas, al netto degli effetti riconducibili alle filiali oggetto di cessione.

Il margine di intermediazione si è fissato a 20.786 milioni (+1,9% a/a), al cui interno il margine di interesse ha mostrato nel complesso una buona tenuta (-4,6% a 7.900 milioni).

Le commissioni nette si sono fissate a 9.540 milioni (+9,3%). In dettaglio, si è registrato un aumento delle commissioni da attività bancaria commerciale (+4,9%) e delle commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza (+11%), nel cui ambito è salita la componente relativa a intermediazione e collocamento di titoli (+30,3%), quella relativa al risparmio gestito (+11,6%, con commissioni di performance pari a 361 milioni nel 2021 contro i 262 milioni del periodo di confronto) e di quella relativa ai prodotti assicurativi (+2,6%).

Il risultato netto dell’attività finanziaria è diminuito a 1.625 milioni (-3%), con la componente relativa alla clientela che è scesa a 311 milioni da 458 milioni, quella di capital markets ha registrato un saldo positivo di 691 milioni (da +112 milioni), quella dell’attività di trading e tesoreria è calata a 614 milioni da 1.107 milioni e quella dei prodotti strutturati di credito che ha registrato un saldo positivo di 9 milioni (da -3 milioni).

Gli altri ricavi sono rimasti invariati a 1.721 milioni (-0,1%), nel cui ambito il risultato dell’attività assicurativa è ammontato a 1.629 milioni (da 1.685 milioni).

Alla tenuta dei ricavi si è accompagnata a una diminuzione dei costi che, nel complesso, sono scesi a 10.920 milioni (-1,1%), con le spese del personale rimaste stabili a 6.773 milioni (è1%) e gli altri costi calati a 4.147 milioni (-4,3%).

Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 9.866 milioni (+5,4%).

Il cost/income ratio del 2021 è pari al 52,5%, rispetto al 54,1% del 2020.

Le rettifiche di valore nette su crediti sono calate a 2.766 milioni (-38,4% rispetto ai milioni del periodo di confronto, che includevano 2.247 milioni per i futuri impatti legati al Covid-19), e includono le rettifiche di valore addizionali pari a 1.615 milioni per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati.

L’ammontare di altri accantonamenti netti e rettifiche di valore nette su altre attività è stato pari a 851 milioni, che comprendono circa 295 milioni per il rafforzamento delle riserve assicurative (365 milioni nel 2020).

Gli altri proventi netti sono stati pari a 332 milioni (comprendenti la plusvalenza di 194 milioni derivante dalla cessione del ramo di azienda relativo alle attività di Banca Depositaria e Fund Administration di Fideuram Bank Luxembourg e di 97 milioni derivante dalla cessione del ramo acquiring ex Ubi Banca; 97 milioni nel 2020).

L’utile delle attività operative cessate si è fissato a 58 milioni (1.588 milioni nel 2020, comprendente la plusvalenza da Nexi pari a 1.110 milioni).

Il risultato corrente lordo si è attestato a 6.639 milioni (+7,3%).

Il periodo si è chiuso con un utile netto consolidato pari a 4.185 milioni.

Il tutto dopo la contabilizzazione di:

  • imposte sul reddito per 1.623 milioni (che includono un beneficio di circa 460 milioni derivante dal riallineamento fiscale di attività intangibili);
  • oneri di integrazione e incentivazione all’esodo (al netto delle imposte) per 439 milioni (comprendenti 212 milioni – 316 milioni ante imposte – relativi alle 2.000 uscite volontarie previste dall’accordo sindacale di novembre 2021)
  • oneri derivanti dall’allocazione dei costi di acquisizione (al netto delle imposte) per
    39 milioni;
  • tributi ed altri oneri riguardanti il sistema bancario (al netto delle imposte) per 511 milioni;
  • una perdita di pertinenza di terzi per 158 milioni.

Il risultato si confronta con l’utile netto di 3.277 milioni (+27,7%) realizzato nel 2020 ed è in crescita del 19,4% rispetto a 3.505 milioni se si escludono le componenti relative all’acquisizione di Ubi Banca, costituite dagli effetti economici dell’allocazione dei costi di acquisizione (incluso il goodwill negativo) e dagli oneri di integrazione, e l’impatto contabile del connesso azzeramento del goodwill della divisione Banca dei Territori.

Dal lato patrimoniale, a fine dicembre 2021 i finanziamenti verso la clientela sono pari a 465,3 miliardi (+0,5% rispetto al 31 dicembre 2020).

Il complesso dei crediti deteriorati ammonta, al netto delle rettifiche di valore, a 7,1 miliardi (-34,1% rispetto a fine 2020; coverage ratio al 53,6%).

Le sofferenze nette scendono a 2,1 miliardi (da 4 miliardi; coverage ratio al 70,4%) e le inadempienze probabili a 4,3 miliardi (da 6,2 miliardi; grado di copertura al 40,6%).

Le attività finanziarie della clientela risultano pari a 1.276 miliardi (+7,6% rispetto al 31 dicembre 2020). Al loro interno, la raccolta diretta bancaria ammonta a 556 miliardi (+5,5% rispetto a fine 2020). Il complesso di raccolta diretta assicurativa e riserve tecniche è pari a 204 miliardi (+0,6% rispetto al 31 dicembre 2020). La raccolta indiretta ammonta a 719 miliardi (+9,3% rispetto a fine 2020). L’ammontare di risparmio gestito è pari a 474 miliardi (+8% rispetto al 31 dicembre 2020), mentre la raccolta amministrata si fissa a 245 miliardi (+12% rispetto a fine 2020).

Dal lato della solidità patrimoniale, i coefficienti patrimoniali al 31 dicembre 2021, calcolati applicando i criteri transitori in vigore per il 2021, deducendo dal capitale 1.932 milioni di riserve distribuite a ottobre 2021, 1.399 milioni di acconto dividendi 2021 pagato a novembre 2021 e 1.533 milioni di saldo dividendi 2021 proposto, risultano pari al 14,5% per il CET1 ratio (14,7% a fine 2020), al 16,4% per il Tier1 ratio (16,9% a fine 2020) e al 19,1% per il coefficiente patrimoniale totale (19,6% a fine 2020).

Deducendo anche 3,4 miliardi du buy-back proposto risultano pari al 13,4% per il Common Equity Tier1 ratio, al 15,3% per il Tier1 ratio e al 18,1% per il coefficiente patrimoniale totale.

La stima del Common Equity Tier1 ratio pro-forma del gruppo a regime è pari al 15,2% (15,9% al 31 dicembre 2020) e al 14,2% deducendo dal capitale anche 3,4 miliardi di buy-back proposto.