Mps – Si alza l’attenzione sul possibile ricambio al vertice

L’attenzione del mercato resta concentrata sul possibile ricambio al vertice di Mps, in attesa del cda di lunedì 7 febbraio per per la verifica della posizione dell’Ad Guido Bastianini.

Il manager, arrivato alla guida della banca toscana a maggio 2020, sarebbe quindi vicino all’uscita. Secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, il cda sarebbe intenzionato a votare a maggioranza il ritiro delle deleghe al Ceo.

Il MEF avrebbe infatti chiesto a Bastianini di fare un passo indietro, a seguito di un vertice che il manager avrebbe tenuto la settimana scorsa con Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro.

Il tutto avverrebbe per dare un segnale di discontinuità in vista del piano di rilancio che dovrà essere definito con l’Unione Europea, che include un aumento di capitale da 2,5 miliardi.

Secondo Il Messaggero, l’uscita di Bastianini sarebbe imputata da Bruxelles al mancato rispetto di alcuni obiettivi, quantificabili in oltre 4 miliardi di mancati tagli, che servirebbero per avere il via libera UE ai 18 mesi di proroga per la riprivatizzazione.

Secondo fonti di stampa, potrebbe esserci già nelle prossime ore la scelta del nuovo amministratore delegato che dovrà sostituire Bastianini, qualora arrivassero prima
di lunedì le dimissioni dell’attuale capo azienda. Il Messaggero riporta indiscrezioni circa un possibile cda straordinario per oggi.

Nel caso Bastianini lasciasse il ruolo di Ad, non è da escludere che il manager decida comunque di restare nel board fino alla scadenza, fissata a primavera. Intenzione che però renderebbe più difficile cooptare un nuovo consigliere, riporta Il Sole 24 Ore.

Tra i nomi circolati sui giornali per la possibile sostituzione di Bastianini ci sono Alessandro Vandelli (ex Ad di Bper), Victor Massiah (ex Ceo di Ubi), Luigi Lovaglio (ex Ad di Creval), Marina Natale (Ad di AMCO) e Fabio Gallia (direttore generale di Fincantieri).

Si cercherebbe una figura apprezzata dal mercato e dagli investitori, anche nell’ottica del lancio dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi a condizione di mercato da offrire in opzione agli azionisti, e che sia pronto a varare con le autorità europee il nuovo piano.

Sullo sfondo resta il proseguimento delle interlocuzioni con Bruxelles per definire il nuovo iter di privatizzazione di Mps. Sono tre, riporta Il Sole 24 Ore, le questioni principali per arrivare a un accordo: il target del cost/income ratio, le ricadute occupazionali degli obiettivi indicati dall’UE e la rivisitazione del modello di business con il ripensamento del perimetro.

Il tema più importante, di cui gli altri due sono diretta conseguenza, riguarda il cost/income ratio. Nei due piani industriali approvati con Bastianini alla guida l’indicatore rimane ben al di sopra del livelli chiesti dalla Commissione. Nel piano industriale 2021-2025 l’obiettivo puntava al 61% a fine periodo, nel piano strategico 2022-2026 accelera sotto al 60% nel 2024, mentre l’UE puntava a un obiettivo del 51% già dal 2021.

La proroga della scadenza per la presenza del Tesoro nel capitale, resasi necessaria dopo il fallimento delle trattative con UniCredit nei mesi scorsi, dovrebbe portare ad un innalzamento delle richieste da parte della Commissione Europea a compensazione del maggior tempo richiesto, in particolare sul fronte dei costi.

All’inizio erano previsti 2.500 esuberi ma con il piano aggiornato a fine 2021 l’asticella sarebbe stata alzata a 4.000. Il tutto si intreccia con l’eventuale revisione del modello operativo e con il suddetto aumento di capitale, da effettuare entro il 2022.

Nel frattempo, in vista dell’approvazione dei conti da parte del cda lunedì, oggi, riferiscono l’ANSA e Il Sole 24 Ore, si terrò una riunione del collegio sindacale per rimettere sotto esame alcune poste di bilancio (che era atteso chiudersi con un utile netto di 300 milioni secondo quanto riferito dall’ANSA), come chiesto dalla Consob.

Intorno alle 10:00 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,4% a 0,95 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,3 per cento.