Mps – All’esame del cda i conti e la posizione dell’Ad Bastianini, ancora rumor sul ricambio al vertice

Cresce l’attesa per il cda odierno di Mps, che, oltre ad approvare i conti 2021, dovrà verificare la posizione dell’Ad e Dg Guido Bastianini.

Proprio con riguardo al possibile ricambio al vertice, da indiscrezioni del week end riportate da Il Sole 24 Ore si apprende che il comitato nomine della banca senese, riunitosi venerdì 4 febbraio, avrebbe proposto la candidatura di Luigi Lovaglio (ex Ad di Creval, dato in pole position rispetto ad Alessandro Vandelli, Ceo di Bper) come possibile successore di Bastianini.

Lovaglio potrebbe essere prima cooptato in cda al posto di Olga Cuccurullo, di cui sono state annunciate le dimissioni per motivi personali.

Per quanto riguarda il futuro di Bastianini (in carica da aprile 2020), aggiunge il quotidiano, le ipotesi sarebbero due: rimettere il proprio mandato ed uscire dal cda oppure il board potrebbe ritirargli (con la maggioranza dei voti) le deleghe ma il manager potrebbe decidere di mantenere comunque la carica di consigliere.

Il MEF, primo azionista di Mps con il 64,2% del capitale, avrebbe infatti chiesto a Bastianini di fare un passo indietro. Il tutto, secondo indiscrezioni di stampa degli ultimi giorni, per dare un segnale di discontinuità in vista del piano di rilancio che dovrà essere definito con l’Unione Europea, che include un aumento di capitale da 2,5 miliardi da finalizzare entro il 2022 a condizione di mercato e da offrire in opzione agli azionisti.

Lo stesso Tesoro, aggiunge il quotidiano, appoggerebbe la scelta di affidare il timone dell’istituto toscano a Lovaglio, apprezzato dal mercato per le sue capacità di ristrutturazione.

Sullo sfondo resta il proseguimento delle interlocuzioni con Bruxelles per definire il nuovo iter di privatizzazione di Mps. Sono tre, riporta Il Sole 24 Ore, le questioni principali per arrivare a un accordo: il target del cost/income ratio, le ricadute occupazionali degli obiettivi indicati dall’UE e la rivisitazione del modello di business con il ripensamento del perimetro.

Il tema più importante, di cui gli altri due sono diretta conseguenza, riguarda il cost/income ratio. Nei due piani industriali approvati con Bastianini alla guida l’indicatore rimane ben al di sopra del livelli chiesti dalla Commissione. Nel piano industriale 2021-2025 l’obiettivo puntava al 61% a fine periodo, nel piano strategico 2022-2026 accelera sotto al 60% nel 2024.

La proroga della scadenza per la presenza del Tesoro nel capitale, resasi necessaria dopo il fallimento delle trattative con UniCredit nei mesi scorsi, dovrebbe portare ad un innalzamento delle richieste da parte della Commissione Europea a compensazione del maggior tempo richiesto, in particolare sul fronte dei costi.

Secondo rumor riportati da Il Messaggero, nel suo nuovo piano di ristrutturazione la banca dovrà tagliare gli attivi di almeno 15 miliardi e far scendere il cost/income dall’attuale 70% a circa il 45%, per poter ottenere una proroga di 18 mesi alla privatizzazione dall’UE.

Sarebbero prive di fondamento le indiscrezioni di stampa circolate negli ultimi giorni circa una presunta richiesta di discontinuità da parte della Dg Comp della Commissione UE per la conferma dell’aiuto di Stato.

Intorno alle 10:25 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,7% a 0,93 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,7 per cento.