L’esercizio 2021 di Carige ha registrato una significativa espansione dei volumi e la progressiva accelerazione del recupero della redditività core riflettendo gli effetti del nuovo modello di servizio
Carige ha archiviato il 2021 con un margine di intermediazione pari a 408,6 milioni.
Si segnala che, essendo il mese di gennaio 2020 ricompreso nel bilancio della gestione commissariale, i dati economici del 2021 non sono completamente confrontabili con quelli dei primi undici mesi del 2020.
Il margine di interesse è ammontato 155,2 milioni, mentre le commissioni nette si sono fissate a 226,4milioni. Il contributo della gestione finanziaria corrente è stato pari a 23,2 milioni, di cui 12,1 milioni di dividendi quasi interamente riferiti alla partecipazione in Banca d’Italia (oggi al 3,001%).
Dopo oneri operativi per 389,7 milioni, il risultato lordo di gestione si è attestato a 18,9 milioni, confermando il trend di progressivo recupero della marginalità avviato dal primo trimestre 2021.
A seguito di rettifiche di valore nette su crediti verso banche e clientela per 44,5 milioni (le svalutazioni, in costanza di scenari macroeconomici connessi alla pandemia applicati nei precedenti trimestri 2021, sono state calcolate sulla base dei modelli di misurazione del rischio di credito aggiornati nel terzo trimestre e comprendono le dinamiche del portafoglio inclusa la gestione delle controparti oggetto di proroga delle moratorie a seguito della crisi pandemica. Il costo del credito risulta pari a 33 pb e a 48 pb includendo l’adeguamento le perdite stimate su un titolo derivante dalla ristrutturazione di un credito), il margine operativo netto è risultato negativo per 25,1 milioni.
Il periodo si è chiuso con una perdita netta di 90 milioni.
Dal lato patrimoniale, al 31 dicembre 2021 i crediti verso la clientela ammontano a 12,2 miliardi (-1,3% rispetto a fine 2020), mentre la raccolta da clientela si attesta a 13,6 miliardi (+6,4% rispetto al 31 dicembre 2020).
A fine dicembre 2021 i crediti deteriorati lordi sono pari a 618,4 milioni (-2,1% rispetto a fine 2020; coverage ratio al 50%), mentre i crediti deteriorati netti ammontano a 309,2 milioni (+2,7% rispetto al 31 dicembre 2020, con un coverage ratio al 50,7%).
Nel dettaglio, le sofferenze lorde si attestano a 234,4 milioni (81,1 milioni nette; coverage ratio al 65,4%) e le inadempienze probabili a 365,6 milioni (213,3 milioni nette, coverage ratio al 41,7%).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 31 dicembre 2021 il CET1 ratio phased-in si fissa al 10,9% (12,8% a fine 2020).
Le linee strategiche e industriali alla base del piano industriale 2019-2023 approvato dai commissari straordinari il 26 luglio 2019 risultano attualmente confermate e hanno costituito la base dell’aggiornamento delle previsioni rielaborate per includere gli impatti dello scenario pandemico, approvate dal cda il 23 febbraio 2021: le ripercussioni economiche della pandemia hanno portato a stimare un differimento temporale dei target originari con il prevedibile ritorno ad un risultato netto positivo a partire dal 2023.
Per il periodo di riferimento gli scostamenti negativi più significativi rispetto alle previsioni riguardano le voci di ricavo e gli accantonamenti netti a fondo rischi; gli scostamenti positivi riguardano invece le rettifiche di valore su crediti, le spese per il personale, le spese generali.
Comunque è ragionevole ritenere che il piano aggiornato diventi non più idoneo a rappresentare le strategie e le aspettative di evoluzione economico-patrimoniali del gruppo in quanto, sia in caso di finalizzazione del processo di business combination (con l’importante passaggio atteso entro il 15 febbraio a chiusura della due diligence in corso, per effetto dell’ingresso in un perimetro societario più ampio), sia in caso contrario, esso verrebbe superato da un nuovo piano strategico con orizzonte temporale al 2024, inclusivo di un piano di rafforzamento patrimoniale conforme alle richieste della Banca Centrale Europea, all’interno del quale dovrà essere ricalibrato l’ammontare dell’aumento di capitale necessario a garantire in via continuativa il rispetto dei nuovi target regolamentari comunicati con la SREP Decision 2021 e potrebbero essere rappresentate nuove leve strategiche non incluse nel piano aggiornato attualmente in essere.