UniCredit resta al centro dell’attenzione del mercato in merito alla possibili strategia riguardante l’M&A. Il Ceo Andrea Orcel in questi giorni starebbe valutando insieme al board se non sia il caso di anteporre la crescita all’estero rispetto a quella in Italia.
L’indiscrezione viene riportata da Il Sole 24 Ore, aggiungendo che la strategia del board prevede la crescita sia in Italia che negli altri 12 Paesi in cui il gruppo è presente. Non esisterebbe una priorità, in quanto le mosse sono legate alle eventuali opportunità che si presenteranno.
In una recente intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, Orcel ha spiegato che la priorità è la crescita organica, sottolineando che “è concepibile che UniCredit faccia un’operazione ma solo a patto che acceleri il nostro business, abbia senso strategico e generi valore per gli azionisti”.
“A nostro parere, la strada delle acquisizioni e delle integrazioni va valutata alla luce della strategia complessiva. Eventuali fusioni non devono portarci a deragliare dal piano triennale che abbiamo annunciato il mese scorso. UniCredit ha individuato le sue priorità strategiche e vuole proseguire su questa strada”, ha poi precisato il manager.
Per quanto riguarda l’Italia, nei mesi scorsi era stato esaminato il dossier Mps, ma, dopo avere verificato che non c’erano i presupposti affinché il deal creasse valore per gli azionisti, la trattativa con il Tesoro si è arenata.
Nei giorni scorsi rumor di stampa, in particolare Il Messaggero, hanno riferito del potenziale interesse dell’istituto di piazza Gae Aulenti per Banco Bpm (con il lancio di un’Opa) ma la fuga di notizie che hanno portato a un significativo apprezzamento dei titoli dello stesso Banco Bpm (già influenzati positivamente dai conti 2021 e della cedola al di sopra di quanto previsto dal piano strategico) avrebbero raffreddato l’ipotesi.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, Orcel avrebbe chiesto alla BCE e alla Banca d’Italia se, in caso di acquisizione, sarebbe stato possibile uniformare i modelli interni di rating sul credito (rumor non confermati), allo scopo di sgravare UniCredit dalle penalizzazioni legate alle maxi-cessioni low-cost di Npl effettuate ai tempi di Jean Pierre Mustier. Non è stato chiaro quale sarebbe stata la posizione della Vigilanza in tal senso, aggiunge il giornale.
In riferimento all’estero, UniCredit ha una presenza diretta in 12 Paesi e, in particolare nel Centro Est Europa, potrebbero presentarsi opportunità di crescita tramite aggregazioni con altri istituti locali che apportino sinergie.
Intorno alle 10:00 a Piazza Affari il titolo cede l’1,5% a 14,87 euro, mentre l’indice di settore lascia sul terreno l’1,2 per cento.