Mercati – Powell alimenta l’incertezza nel finale, Ftse Mib (-2,35%) sotto 24 mila punti

Chiusura in forte ribasso per le borse del Vecchio Continente, appesantite anche dal peggioramento di Wall Street. Il Ftse Mib archivia gli scambi in calo del 2,35% a 23.958 punti, negativo come il Cac 40 di Parigi (-1,8%), il Dax di Francoforte (-2,2%), il Ftse 100 di Londra (-2,6%) e l’Ibex 35 di Madrid (-3,7%). A Wall Street hanno invertito la rotta Dow Jones (-0,4%), S&P500 (-0,4%) e Nasdaq (-0,9%) dopo una partenza positiva.

Gli operatori continuano a monitorare l’evoluzione del conflitto in Ucraina e le sanzioni imposte a Mosca dai Paesi Occidentali, valutandone i possibili impatti sull’economia globale e sulle prossime mosse di politica monetaria. In corso oggi il secondo round di colloqui, ma intanto gli scontri non accennano a diminuire e la Russia è sempre più isolata dalla comunità finanziaria internazionale.

Ad appesantire il sentiment hanno contribuito le osservazioni del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, nella seconda testimonianza semestrale al Congresso statunitense. Ieri il chairman aveva confermato un rialzo dei tassi di 25 punti base a marzo e ribadito la ferma volontà di combattere le pressioni inflazionistiche. Oggi, ha posto l’attenzione sull’impennata dei prezzi dell’energia e ha previsto nuove pressioni inflazionistiche a causa dell’impatto molto incerto della guerra e delle sanzioni, oltre a un potenziale effetto negativo sulla spesa per investimenti.

Parole che si aggiungono alla lettura debole dell’indice ISM servizi, inaspettatamente in rallentamento sui minimi da un anno a febbraio. Pur continuando a segnalare un’espansione, il dato evidenzia infatti il persistente impatto dei vincoli sull’offerta.

Diffuse in giornata anche le minute relative all’ultima riunione della Bce, da cui è emerso un ampio consenso su una graduale normalizzazione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo manterrà una certa flessibilità e al tempo stesso ha manifestato una grande cautela a causa dei crescenti rischi geopolitici.

Per quanto riguarda l’eurozona, gli indici Pmi servizi e composito mostrano un rilancio della crescita a febbraio, mentre a gennaio la disoccupazione è scesa al 6,8% e i prezzi alla produzione industriale sono aumentati del 5,2% mensile. In Italia la disoccupazione è calata all’8,8% a gennaio.

Negli Usa, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono diminuite più del previsto, al livello più basso da inizio anno (215 mila), aspettando il job report di febbraio, in uscita domani, da cui sono attesi 415 mila nuovi impieghi.

Sul Forex l’euro/dollaro si riduce a 1,105 mentre il cambio tra biglietto verde e yen è stabile a 115,6. Tra le materie prime, rifiatano le quotazioni del greggio, con il Brent (-0,2%) a 112,7 dollari e il Wti (-0,6%) a 109,9 dollari, dopo aver toccato nuovi massimi pluriennali in scia ai timori per le forniture.

Per quanto riguarda l’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si amplia a 156 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,58% circa.

Tornando a Piazza Affari, fra le aziende più capitalizzate sprofonda Telecom Italia (-14%) dopo i conti del 2021, che hanno evidenziato una perdita di 8,7 miliardi dopo una maxi-svalutazione, e la guidance deludente sul 2022. Il Cda ha approvato il piano al 2024, che prevede una separazione delle attività e ha dato mandato al Ceo Labriola di negoziare con un consorzio guidato da Ardian la cessione di una quota di Inwit (flat). Positive solo Cnh (+1,6%) e Campari (+0,2%), mentre arretrano, oltre a Tim, anche Banco Bpm (-7,35%), Bper (-5,2%) e Moncler (-4,6%).