Mercati asiatici – In rosso senza eccezioni

Performance in netto calo per le principali piazze finanziarie asiatiche in un contesto appesantito dalle crescenti preoccupazioni per l’impatto economico della guerra in Ucraina e per le continue pressioni normative sul settore tecnologico cinese.

Gli investitori temono in primis uno shock inflazionistico globale con l’impennata dei prezzi del petrolio in scia alle prospettiva di un divieto di forniture di greggio russo.

L’incremento dei prezzi del petrolio rende alcuni mercati emergenti asiatici come l’India, la Corea del Sud e la Thailandia particolarmente vulnerabili data la dipendenza di queste nazioni dalle importazioni di tale materia prima per soddisfare la loro domanda.

Pesano sul sentiment anche le rinnovate preoccupazioni per la pressione esercitata dalle autorità cinesi sulle imprese private tech in un contesto nel quale la crescita degli utili nell’area è già in ritardo rispetto a quella globale.

Sabato Pechino ha comunque annunciato un obiettivo di crescita del prodotto interno lordo di “circa il 5,5%” per il 2022, nella fascia più alta delle stime di molti economisti.

Sul Forex, il cambio euro/dollaro scende in area 1,087 mentre il dollaro yen sale a 115. Tra le materie prime, balza ancora il petrolio con il Brent (+9,7%) a 129,61 e il Wti (+8,8%) a 125,78 dollari al barile. Oro a 1.988 dollari l’oncia (+1,1%).

Tornando ai listini asiatici, giù la Cina con Shanghai -2,2% e Shenzhen -2,8%. Hong Kong a -3,5%.

In Giappone il Nikkei e il Topix cedono rispettivamente il 2,9% e il 2,8%.

Il tutto dopo le seguenti chiusure di venerdì a Wall Street: Nasdaq (-1,7%); S&P 500 (-0,8%); Dow Jones (-0,5%).