Mercati Usa – Nasdaq previsto debole in avvio dopo crollo tech a Hong Kong

I futures sull’azionario Usa scambiano misti, preannunciando una partenza contrastata a Wall Street con i tecnologici appesantiti dal crollo del settore in Cina e in attesa della riunione della Federal Reserve in programma questa settimana.

In particolare, il derivato sul Nasdaq cede lo 0,2%, dopo che le aziende cinesi quotate a Hong Kong hanno registrato la peggior seduta dalla crisi finanziaria tra le preoccupazioni per le relazioni di Pechino con la Russia e i rischi di una nuova stretta regolatoria.

Venerdì i principali indici americani hanno chiuso in calo, accelerando al ribasso nel finale terminando in prossimità dei minimi intraday dopo un’altra settimana volatile. Il Nasdaq ha perso il 2,2%, lo S&P 500 l’1,3% e il Dow Jones lo 0,7%.

Il focus dei mercati è rivolto in particolare sul meeting della Fed, che mercoledì dovrebbe aumentare il costo del denaro di 25 punti base, avviando un ciclo di rialzi dei tassi di interesse che secondo le attese prevedrà un intervento in ciascuna delle prossime riunioni da qui a fine anno.

L’obiettivo è quello di contrastare le pressioni sui prezzi, aggravate dall’invasione russa e dalle sanzioni verso Mosca, che hanno innescato un’ulteriore impennata dei prezzi delle commodity alimentando i timori che gli Usa necessitino di un’azione ancora più aggressiva per combattere l’inflazione.

Prospettiva che sta spingendo un sell-off sul comparto obbligazionario, con il rendimento del Treasury decennale salito sui massimi da luglio 2019 e quello sul titolo a cinque anni che ha scollinato la soglia del 2% per la prima volta in tre anni.

Sul fronte geopolitico gli investitori continuano a monitorare gli sforzi diplomatici per porre fine al conflitto in Ucraina, oltre ai commenti degli Usa secondo cui la Russia avrebbe ha chiesto alla Cina attrezzature militari per sostenere l’invasione.

Ipotesi smentita da Pechino in attesa oggi del vertice a Roma tra i rappresentati delle prime due economie mondiali, con gli operatori che temono che una potenziale apertura della Cina verso Vladimir Putin possa portare contraccolpi sulle aziende cinesi, tra cui possibili sanzioni.