Mercati Asiatici – Seduta a due velocità per i principali listini, in rosso la Cina

Principali listini asiatici a due velocità dopo la seduta contrastata di ieri a Wall Street, in un clima che resta appesantito dai timori per la guerra in Ucraina e per un possibile inasprimento aggressivo della politica monetaria da parte della Fed per combattere l’inflazione.

In merito al conflitto, il focus degli operatori è rivolto alla posizione che intende assumere la Cina, con Gli Stati Uniti che hanno affermato che Pechino dovrà affrontare dure “conseguenze” se aiuterà la Russia nella sua invasione dell’Ucraina. Una delle possibili conseguenze potrebbe essere il delisting delle società cinesi quotate a Wall Street.

In un’intervista alla Cnn, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha detto che gli Usa stanno “comunicando direttamente, in privato, a Pechino che ci saranno assolutamente conseguenze per gli sforzi di aggiramento delle sanzioni su larga scala o per il sostegno alla Russia per evitarne gli effetti”.

La Cina ha smentito le indiscrezioni secondo cui la Russia avrebbe chiesto aiuti militari a Pechino per sostenere l’invasione dell’Ucraina, anche se non ha preso una posizione chiara sulla possibilità o meno di fornire armi alla Russia, cosa che non viene esclusa del tutto secondo rumor.

Funzionari americani e cinesi hanno avuto una “discussione sostanziale” sulla guerra russa contro l’Ucraina nei loro primi colloqui.

Nel frattempo, gli investitori hanno iniziato a puntare già lo sguardo sulla riunione della Fed di domani che dovrebbe avviare un serie di aumenti dei tassi per frenare l’inflazione, a partire da un incremento di 25 punti base. Gli operatori si attendono almeno altri sette rialzi di un quarto di punto nel 2022.

Inoltre, l’attenzione è rivolta anche al riacutizzarsi della pandemia in Cina, che ha posto in lockdown la provincia settentrionale di Jilin e 17,5 milioni di abitanti di Shenzhen per almeno una settimana, cercando di arginare un crescente focolaio dopo che i casi a livello nazionale sono raddoppiati a quasi 3.400 durante il week end, secondo quanto riferisce Bloomberg.

Shenzhen è vicina ad Hong Kong, che nelle ultime settimane ha riscontrato un numero significativo di infezioni da ondata da Covid-19 e dove sono state introdotte misure restrittive per frenarne la crescita.

Sempre per quanto riguarda la Cina, prosegue la stretta sul settore tech dopo che l’autorità di regolamentazione del cyberspazio cinese ha varato una nuova serie di misure allo scopo di tutelare i minori.

Sul fronte macro, a febbraio in Cina la produzione industriale è salita del 7,5% su base annua (+3,9% le attese e +4,3% la rilevazione precedente), le vendite al dettaglio sono salite del 6,7% rispetto all’anno precedente (+3% le stime e +1,7% il dato precedente) e gli investimenti in fixed assets sono aumentati del 12,2% a/a (+5% il consensus e +4,9% la rilevazione precedente).

L’economia cinese ha mostrato dunque slancio nei primi due mesi del 2022, ma scattano i timori che Pechino non riesca a sostenere un tale ritmo di crescita.

Sul Forex, il cambio euro/dollaro si attesta in area 1,0996 e il dollaro yen a 118,06. Tra le materie prime, ritracci il petrolio con il Brent (-5,2%) a 101,35 dollari e il Wti (-5%) a 97,88 dollari al barile. Oro a 1.935,20 dollari l’oncia (-1,3%).

Tornando ai listini asiatici, in Cina Shanghai e Shenzhen si muovono rispettivamente a -3,8% e -3,3%. Hong Kong a -4,8%.

In Giappone Nikkei e Topix segnano rispettivamente +0,2% e +0,8%, sostenuti dallo yen debole.

Il tutto dopo le seguenti chiusure di ieri a Wall Street: Nasdaq (-2%), S&P 500 (-0,7%) e Dow Jones (0,0%).