Nel 2021 Irce ha realizzato un fatturato pari a 457 milioni, in crescita del 54,8% rispetto ai 295 milioni del 2020 grazie all’aumento dei volumi di vendite e del prezzo del rame (LME quotazione media in euro anno 2021 +46,24% su stesso periodo 2020).
Entrambe le aree di business, conduttori per avvolgimento e cavi elettrici, hanno confermato la ripresa della domanda di mercato che ha riportato i volumi di vendita ai livelli pre-covid.
Dall’inizio dell’anno si è registrata una forte e continua crescita del costo delle materie prime ed a partire dal terzo trimestre si è aggiunto il marcato aumento del costo dell’energia elettrica che durante il mese di dicembre ha raggiunto i prezzi di acquisto più alti dell’anno.
Per limitare l’impatto negativo sui risultati il Gruppo ha avviato e continua a perseguire il trasferimento al mercato degli incrementi dei costi.
L’Ebitda è passato da 10,75 milioni a 23,20 milioni, mentre l’Ebit è salito da 3,20 a 14,36 milioni. L’esercizio si è chiuso con un utile netto pari a 9,38 milioni, in forte aumento rispetto ai 2,73 milioni del 2020.
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto si è attestato a 64,3 milioni, in crescita rispetto a 39,74 milioni del 31 dicembre 2020, ma in contrazione rispetto ai 72,75 del 30 giugno 2021, come conseguenza delle variazioni del capitale circolante.
Per quanto riguarda l’evoluzione della gestione, i volumi di vendita di inizio 2022 hanno registrato un rallentamento della domanda pur rimanendo su buoni livelli. Come si legge nella nota, il continuo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia elettrica, unito agli effetti sull’economia globale del conflitto russo-ucraino, inducono elementi d’incertezza sulle previsioni.