Mercati – L’incertezza frena nuovamente l’Europa, Milano piatta con balzo Tim (+6,6%)

Chiusura perlopiù negativa per le borse europee, in linea con l’andamento di Wall Street, in un clima sempre appesantito dal conflitto in Ucraina e dai timori legati all’inflazione e al suo impatto sull’economia.

A Piazza Affari, il Ftse Mib termina invariata a 25.300 punti. Sottotono il Dax di Francoforte (-1,5%), il Cac 40 di Parigi (-0,7%) e l’Ibex 35 di Madrid (-1%), resiste il Ftse 100 di Londra (+0,6%). Oltreoceano, il Dow Jones cede lo 0,1%, mentre arretrano maggiormente S&P500 (-0,4%) e Nasdaq (-0,6%) dopo i guadagni della seduta precedente.

L’ottimismo di ieri su possibili progressi nei colloqui di pace fra Mosca e Kiev è svanito dopo le dichiarazioni del Cremlino, secondo cui restano molti ostacoli prima di raggiungere il cessate il fuoco, mentre gli alleati Nato valutano le prossime mosse di Mosca.

L’impatto della guerra si sta aggravando in tutta Europa e l’inflazione continua a correre, come emerso dalla lettura preliminare sui prezzi al consumo tedeschi di marzo (in accelerazione al 7,3% annuo).

La stessa Germania ha implementato un piano di emergenza per garantire gli approvvigionamenti energetici, preparandosi a una potenziale interruzione dei flussi di gas naturale dalla Russia dopo la richiesta di pagamenti in rubli. Il presidente americano Joe Biden sarebbe invece pronto a invocare i poteri della Guerra Fredda per incoraggiare la produzione interna di minerali critici per i veicoli elettrici e altri tipi di batterie.

L’incertezza continua ad appesantire il sentiment sui mercati e l’inversione parziale della curva dei rendimenti dei Treasury alimenta il dibattito sui rischi di rallentamento dell’economia, in un contesto in cui le banche centrali si preparano a ritirare gli stimoli monetari.

Secondo gli operatori, la Fed potrebbe alzare i tassi di due punti percentuali nel 2022, con diversi esponenti che si sono espressi in favore di un ritocco da 50 punti base nel prossimo meeting, laddove i dati macroeconomici lo giustifichino.

Il report Adp ha evidenziato la creazione di 455 mila posti di lavoro nel settore privato statunitense, sostanzialmente in linea con le attese, mentre la rilevazione di febbraio è stata alzata a 486 mila unità, sottolineando la solidità del mercato del lavoro.

Inoltre, il Pil annualizzato del quarto trimestre è stato rivisto a +7%. Il tutto, in attesa del job report di venerdì, che dovrebbe registrare quasi 500 mila non farm payroll e un tasso di disoccupazione in calo al 3,7%.

In Italia i prezzi alla produzione sono cresciuti dello 0,2% congiunturale a febbraio (+12,4% a gennaio), mentre nella zona euro i dati di marzo sulla fiducia dei consumatori hanno confermato un calo a -18,7 punti (dai -8,8 di febbraio).

Sul Forex l’euro/dollaro risale a 1,116, anche in scia alle ipotesi che la Bce possa anticipare il ritiro degli stimoli per fronteggiare l’inflazione, mentre il cambio fra biglietto verde e lo yen scende a 121,9, con la valuta giapponese in recupero dai minimi di sei anni, dopo che la Banca del Giappone si è impegnata ad acquistare più titoli del previsto e includere il debito a più lunga scadenza.

Tra le materie prime, il venir meno dell’ottimismo sui negoziati spinge nuovamente al rialzo le quotazioni del greggio con il Brent (+3,4%) a 111,3 dollari e il Wti (+3,2%) a 107,7 dollari, aspettando il meeting Opec+ di domani.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund resta in area 148 punti base con il rendimento del decennale italiano al 2,14%.

Tornando a Piazza Affari, fra le aziende più capitalizzate avanza Telecom Italia (+6,6%) dopo la risposta a KKR, da cui attende informazioni sull’offerta entro il 4 aprile. Ben intonate Terna (+3,8%) e Leonardo (+2,6%) in scia alla volontà di aumentare le spese per la Difesa, mentre scivolano in coda al Ftse Mib Banco Bpm (-3,2%), Interpump (-3,8%) e Iveco (-4,1%).