Fervi – Solida crescita organica (+22%), +45% con M&A e aumento del dividendo (+34%): la ricetta per un 2021 da record

Il Gruppo emiliano ha chiuso il 2021 con ricavi in crescita del 45% a 38 milioni, segnando il record storico per l’azienda grazie al contributo della neo-acquisita Rivit per 5,8 milioni e alla solida crescita organica, evidenziando un incremento in doppia cifra anche sul 2019. Dal lato operativo, l’inflazione di costi di materie prime e trasporti, solo in parte ribaltati attraverso l’aumento dei prezzi di vendita, ha eroso qualche punto di redditività, con l’Ebitda margin sceso al 13,9% (14,7% a livello adjusted) dal 15,6% del 2020. Il tema della supply chain resterà centrale anche nel 2022, con l’obiettivo di recuperare marginalità grazie all’ulteriore aumento dei volumi e al controllo dei costi. Nessun impatto significativo dalla crisi Ucraina, mentre vengono confermate la strategia di crescita per linee esterne e l’attenzione alla remunerazione degli azionisti che conferiscono all’azienda le caratteristiche di un titolo sia value che growth. 

“Non possiamo che essere soddisfatti dei risultati 2021, caratterizzati da una crescita organica che ha più che compensato il calo di volumi del 2020 dovuto alla pandemia e dall’acquisizione Rivit che porta il Gruppo ad una massa critica di rilievo con un fatturato pro-forma di oltre 50 milioni”.

Così commenta l’Investor Relator del Gruppo Fervi, Guido Greco, l’andamento dello scorso esercizio, sottolineando come l’aumento della top-line sia avvenuto “tenendo sotto controllo i livelli marginalità, messi a dura prova dai trend macroeconomici globali”.

“Tutto questo ci permette di premiare i nostri azionisti con un incremento rilevante del dividendo e di guardare all’esercizio in corso con fiducia, nonostante la situazione di tensione geopolitica ed il Covid non ancora debellato”.

Nel dettaglio, i ricavi sono aumentati del 44,6% a 38 milioni, segnando il record storico per l’azienda anche grazie al contributo per 5,8 milioni di Rivit, società specializzata nella fornitura di sistemi di fissaggio, utensili e macchine per l’assemblaggio e la deformazione della lamiera acquisita lo scorso settembre.

Da segnalare, però, anche la solida crescita organica a doppia cifra non solo rispetto al 2020 (+22,4%), fortemente penalizzato dalla diffusione della pandemia e dal conseguente periodo di lockdown, ma anche rispetto al 2019 (+11,6%).

Un andamento che ha beneficiato del forte recupero del mercato italiano ed europeo e della costante attività di product marketing e di spinta commerciale su cui il gruppo sta investendo, a cui si è aggiunto l’incremento dei prezzi di listino per contrastare l’inflazione dei costi.

“C’è un ulteriore aspetto significativo da evidenziare e che ha fatto la differenza – sottolinea Greco – che riguarda l’indisponibilità di materiali che ha messo in difficoltà molti nostri competitor, a cui siamo riusciti a sopperire grazie a un’attenta strategia di procurement”.

“La nostra forza è stata, infatti, quella di non aver mai rallentato gli acquisti anche nei periodi di maggiore incertezza, garantendoci un livello di magazzino adeguato a far fronte alle esigenze dei clienti”.

Redditività e Pfn

Proprio le tensioni a livello di supply chain sono costate qualche punto percentuale a livello di marginalità soprattutto per quanto riguarda l’aumento dei costi di trasporto, mentre il rincaro delle materie prime è stato assorbito dall’incremento dei volumi e dei prezzi di vendita.

“La ripresa post Covid è stata accompagnata dal progressivo accentuarsi di fenomeni inflattivi e limitazioni di capacità produttiva e della logistica, in particolare per quanto riguarda i significativi i incrementi dei noli nave dalla Cina”.

L’Ebitda è cresciuto del 29% a 5,3 milioni con una marginalità in calo al 13,9% (15,6% nel 2020) mentre a livello adjusted, esclusi i costi di M&A per 0,27 milioni, l’Ebitda margin si è attestato al 14,7%.

Le speranze di una progressiva normalizzazione dello scenario congiunturale, con l’inizio del 2022 che ha visto un primo calo del costo dei noli internazionali dopo diversi mesi di incrementi, dovrebbero però consentire al Gruppo un recupero di redditività, anche grazie alle azioni messe in campo dal lato dei costi fissi e all’effetto leva operativa con l’ulteriore aumento dei volumi.

Dal lato patrimoniale, la posizione finanziaria netta è passata da una posizione di cassa netta per 2,96 milioni al 31 dicembre 2020 a un indebitamento di 10,4 milioni, per effetto principalmente dell’acquisizione Rivit che ha generato un impegno pari a 16,5 milioni.

Una situazione che non preoccupa comunque il management data la capacità dell’azienda di generare cassa, con un flusso di cassa ordinario positivo di oltre 1 milione nel 2021 nonostante il sopra citato incremento del magazzino.

Nonostante il recente esborso per l’acquisizione Rivit, la più grande mai realizzata dal Gruppo, il rapporto Net Debt/Ebitda si mantiene comunque ben al di sotto i livelli di guardia e inferiore a 2x, il limite imposto dalla società.

Scenario e crisi Ucraina

Per quanto riguarda lo scenario per i prossimi mesi, e in particolare l’impatto della guerra tra Russia e Ucraina, il Gruppo Fervi presenta un’esposizione limitata in termini di volume d’affari verso i paesi in questione e inferiore all’1% e un’esposizione finanziaria pressoché nulla.

Pur rimanendo l’incertezza sugli effetti a livello macroeconomico, allo stato attuale “non riteniamo che tale conflitto possa avere un impatto diretto significativo sull’andamento aziendale del 2022, dato che i paesi in questione non rappresentano per noi significativi mercati di sbocco o di fornitura”.

Da un punto di vista di scenario di mercato, al netto della crisi Ucraina, “gli ordini non hanno rallentato e i dati dei primi mesi del 2022 a livello di gruppo confermano il trend di crescita, pur con delle differenze tra il segmento della distribuzione e quello industriale”.

L’outlook si conferma positivo

Le prospettive per il 2022 sembrano quindi confermarsi positive sebbene con la prudenza necessaria nell’attuale contesto di incertezza, con un eventuale rallentamento del mercato che sarà compensato dal pieno consolidamento della neo-acquisita Rivit.

Il tema della supply chain resta centrale anche per quanto riguarda il 2022, riducendo la visibilità sui prossimi mesi soprattutto in merito alla disponibilità dei materiali e i tempi di consegna.

Il Gruppo continua a sopperire alle criticità di fornitura grazie ad una accurata pianificazione e ai rapporti ultradecennali con i propri fornitori che permette di avere disponibilità di prodotti di magazzino per la vendita.

La società ha inoltre già comunicato degli ulteriori aumenti di listino dei prezzi di vendita per salvaguardare la marginalità, confermando come quest’anno “il focus sarà principalmente sulla redditività, con l’obiettivo di recuperare i punti che abbiamo inevitabilmente lasciato sul terreno nel 2021 anche attraverso un’attenta politica di controllo dei costi”.

In tale scenario, la società intende proseguire con la propria strategia di crescita focalizzata, tra l’altro, sul costante impegno all’ espansione dell’offerta di prodotti a catalogo, proponendosi come un fornitore sempre più ricco di soluzioni in grado di rispondere alle esigenze dei clienti del settore manutenzioni e riparazioni.

Proprio nell’ottica di rafforzare tale immagine, alla fine dello scorso anno è stato presentato un nuovo concetto di Fervi Group con l’idea di “creare un ‘cappello’ sotto il quale si muoveranno in maniera indipendente ma coordinata le quattro società del Gruppo (Fervi, Rivit, Vogel Germany e Riflex). Prodotti e marchi diversi ma riconducibili ad un’unica realtà”.

La direzione intrapresa dal management è infatti quella di unire saldamente le professionalità e le competenze di tutte le realtà che compongono il Gruppo, ognuna dedicata a specifiche linee di prodotto ma che lavorano in stretto coordinamento, aumentando al contempo le opportunità di cross-selling.

L’M&A resta centrale nella strategia

Il tutto senza dimenticare potenziali opportunità di M&A, con il management che prosegue l’attività di scouting di aziende sempre con l’obiettivo di aggiungere al Gruppo realtà in grado di migliorare la value proposition in termini di prodotto, clienti/canali e territorio.

E questo anche alla luce di un settore scalabile che si presta a opportunità di consolidamento, data la presenza sia a livello italiano sia internazionale di pochissimi player di grandi dimensioni e di moltissime aziende medio-piccole.

“La massa critica raggiunta da Fervi consente di guardare potenziali target di sempre maggiori dimensioni, continuando a valutare opportunità sempre in un’ottica di non fare turnaround. Puntiamo a rilevare aziende sane e in salute che possano da subito contribuire alla crescita complessiva del Gruppo” dichiara Greco.

Al momento, il focus resta però sul completare l’integrazione di Rivit, potendo contare sulle sinergie delle diverse realtà che compongono il Gruppo e una struttura a matrice che vede alcune funzioni gestite e coordinate a livello della capogruppo (amministrazione finanza e controllo e risorse umane, marketing e IT) e altre gestite dai singoli amministratori delle controllate.

“Chiaramente, questo modello consente ai responsabili operativi delle singole società di concentrarsi principalmente sugli aspetti della catena del valore che sono quelli che fanno la differenza nel nostro mercato”.

La remunerazione degli azionisti

Alla luce dei risultati 2021, il Consiglio di amministrazione ha deliberato di proporre all’Assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo di 0,35 euro per azione, in aumento del 35% rispetto alla cedola dell’anno precedente, confermando l’attenzione per la remunerazione degli azionisti.

“La nostra politica dei dividendi è quella di incrementarli di anno in anno, con un payout di circa il 30% in condizioni di normalità. È chiaro che di fronte alla crescita degli utili, così come avvenuto nel 2021 e come accadrà verosimilmente nel 2022 con il pieno consolidamento di Rivit, cerchiamo di riconoscere qualcosa in più agli azionisti”.

Una politica messa in atto già dal primo mese di quotazione, avvenuta nel marzo del 2018, con la distribuzione della prima cedola. “Da allora abbiamo sempre aumentato il dividendo e ci aspettiamo di continuare a farlo negli anni a venire”.

Un tratto, unito alla capacità di generare cassa, tipico delle aziende cosiddette value, a cui però il Gruppo aggiunge caratteristiche che lo configurano come un titolo growth grazie alla strategia di crescita per linee esterne ed il track record che dimostra la capacità del management nell’execution di acquisizione e successiva integrazione.

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