Si riporta l’andamento odierno dei principali titoli internazionali del settore energetico e delle utilities:
Giornata debole per i mercati azionari: in Europa, il Ftse Mib cede lo 0,1% e il Ftse 100 lo 0,4%, mentre il Dax oscilla sulla parità. A Wall Street, il Dow Jones arretra dello 0,7% e lo S&P 500 dello 0,2%, mentre il Nasdaq sale dello 0,1%.
In rialzo le quotazioni del greggio, che recuperano terreno dopo il calo di ieri seguito alla decisione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia di rilasciare 60 milioni di barili dalle riserve di emergenza.
Gli stati membri Iea hanno concordato di rilasciare 60 milioni di barili in aggiunta ai 180 milioni di barili annunciato dagli Stati Uniti la scorsa settimana per ridurre i prezzi del greggio, dati i timori per l’offerta in seguito all’invasione russa in Ucraina.
Intanto, l’output di petrolio della Russia ha registrato il maggior crollo in quasi due anni nei primi giorni di aprile, dopo che gli acquirenti hanno cominciato a cercare altrove le proprie forniture energetiche in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Di questo passo, per l’intero mese la diminuzione sarebbe di circa 500.000 barili al giorno rispetto a marzo, il calo più profondo da quando Mosca ha deciso di tagliare la produzione insieme agli alleati dell’Opec+ in risposta allo scoppio della pandemia a marzo 2020.
Shell prevede un impatto negativo sui conti del primo trimestre tra i 4 e i 5 miliardi di dollari legato all’impairment per l’uscita dalle attività in Russia, avvisando inoltre che la forte volatilità dei prezzi dell’energia potrebbe avere conseguenze sul cash flow. Shell era impegnata soprattutto nel mega progetto Sakhalin-2 per lo sviluppo di campi estrattivi di gas e petrolio nel Pacifico settentrionale prospicente le coste russe. La cifra annunciata da Shell risulta comunque modesta rispetto ai 25 miliardi che potrebbe costare alla concorrente BP l’uscita dall’azionariato del colosso petrolifero Rosneft di cui possedeva il 20% e da altri progetti russi.