Irce ha chiuso il primo trimestre 2022 con un ricavi in crescita del 21,8% a 126,12 milioni, grazie all’aumento del prezzo del rame.
I risultati, si legge nel comunicato, continuano ad essere influenzati negativamente dalla crescita dei costi delle materie prime e soprattutto dal costo dell’energia elettrica che, anche a causa dell’attuale conflitto in Ucraina, ha registrato a marzo il livello più alto.
Il Gruppo prosegue con l’attività di trasferimento dell’incremento dei costi al mercato con l’obiettivo di limitare l’impatto negativo sui risultati.
L’Ebitda è pari a 5,38 milioni, in diminuzione del 33% rispetto al primo trimestre 2021 con una marginalità al 4%. Il valore rettificato dell’Ebitda è passato da 6,45 milioni del primo trimestre 2021 a 6,04 milioni.
Anche l’Ebit è diminuito, passando dai 4,64 milioni dell’1Q21 a 3,23 milioni, con una marginalità del 3%. L’Ebit rettificato si è attestato a 3,89 milioni, in linea con i 3,92 milioni del periodo di riferimento.
L’utile netto di Gruppo ammonta a 1,65 milioni, a fronte dei 3,34 milioni dell’anno precedente.
L’indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2022 sale a 76,90 milioni da 64,29 milioni di fine anno 2021, dopo investimenti per 2,65 milioni.
Per quanto riguarda l’evoluzione della gestione, il management prevede incertezza sull’andamento della domanda dei prossimi mesi e sulla marginalità del gruppo, nonostante l’attività di trasferimento al mercato degli aumenti dei costi stia continuando.