Timido rimbalzo in avvio a Wall Street, dopo due sedute di forti vendite e in attesa dell’esito della due giorni di riunione della Federal Reserve. Dopo pochi minuti di scambi, il Nasdaq guadagna lo 0,9%, lo S&P 500 lo 0,5% e il Dow Jones lo 0,1%.
Il secondo trimestre è sulla strada per registrare la maggior perdita combinata di azionario e obbligazionario globale dal 1990, tra la prospettiva di un deciso incremento del costo del denaro e le preoccupazioni per l’outlook della crescita.
L’inflazione più alta da circa quarant’anni, alimentata dalle difficoltà nella supply chain e nel mercato delle commodity tra la recrudescenza del Covid in Cina e la guerra in Ucraina, continua infatti ad appesantire il sentiment degli investitori.
La questione rimane quanto la Federal Reserve e le altre banche centrali dovranno inasprire le condizioni finanziarie per combattere le pressioni sui prezzi, rischiando di spingere l’economia in recessione.
Timori riflessi nel mercato obbligazionario, con l’appiattimento della curva dei Treasury statunitensi che testimonia le preoccupazioni di un rallentamento della crescita. Il rendimento del decennale americano arretra di circa un punto base al 3,35% dopo aver toccato un picco dal 2011, mentre quello del biennale cede tre punti base al 3,32%.
Gli operatori si attendono ora un’accelerazione nel ritmo dei rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed da qui a settembre, con la possibilità di interventi anche da 75 punti base per la prima volta dal 1994.
Intanto sul Forex il biglietto verde arretra leggermente nei confronti delle altre valute, mantenendosi comunque in prossimità dei massimi da vent’anni. Il cambio euro/dollaro risale a 1,046 e il dollaro/yen a 134,5.
Tra le materie prime, infine, in rialzo le quotazioni del greggio, con il Brent (+1,5%) a 124,1 dollari e il Wti (+1,5%) a 122,7 dollari.

























