Mercati – Chiusura incerta per l’Europa, Milano a +0,3%

Seduta volatile per le borse europee, con gli operatori intenti a valutare gli ultimi dati macroeconomici e le probabilità di una recessione.

Il Ftse Mib di Milano archivia gli scambi in rialzo dello 0,3% a 21.354, poco mosso come il Ftse 100 di Londra (flat), il Cac 40 di Parigi (+0,1%) e il Dax di Francoforte (+0,2%) mentre l’Ibex 35 di Madrid chiude a +1%.

A Wall Street, andamento incerto per Dow Jones (-0,2%), Nasdaq (-0,1%) e S&P 500 (-0,15%), quest’ultimo dopo aver archiviato il primo semestre 2022 con il peggior calo da oltre 50 anni.

Nell’ottava appena conclusa l’avversione al rischio ha penalizzato gli asset rischiosi, spostando gli acquisti verso i beni rifugio. Gli operatori si stanno affrettando a ritirare liquidità dall’azionario, temendo che la stretta monetaria delle banche centrali per contrastare l’elevata inflazione possa portare l’economia in recessione.

I deflussi di capitali hanno colpito sia le azioni sia le obbligazioni, riflettendo le preoccupazioni per la prospettiva di una politica monetaria più aggressiva. Secondo Bank of America, circa 5,8 miliardi di dollari sono stati ritirati dai fondi azionari globali nella settimana terminata il 29 giugno mentre le obbligazioni hanno registrato rimborsi per 17 miliardi di dollari.

Gli strategist di Bank of America e Goldman Sachs hanno messo in guardia i trader, sottolineando che il rischio di un nuovo sell-off sull’equity è ancora elevato. È probabile, infatti, che anche gli utili aziendali subiscano pressioni nella seconda metà dell’anno, con i margini messi alla prova dall’aumento dei prezzi e dal peggioramento del sentiment dei consumatori.

Ad appesantire il clima hanno contribuito anche gli ultimi dati macroeconomici. Negli Usa l’indice ISM manifatturiero si è indebolito a giugno al minimo da circa due anni, in scia alla contrazione dei nuovi ordini.

Nell’eurozona, a giugno, l’inflazione ha accelerato all’8,6% annuo (dall’8,1% di maggio) e l’attività manifatturiera è cresciuta al ritmo minimo da quasi due anni. Numeri che alimentano i dubbi sulle prossime mosse della Bce, chiamata a limitare l’ascesa dei prezzi senza penalizzare eccessivamente la crescita già precaria.

Sul Forex l’euro/dollaro scende a quota 1,041 e il cambio tra biglietto verde e yen si riduce a 135,1. Tra le materie prime avanzano le quotazioni del greggio con il Brent (+1,8%) a 111,0 dollari e il Wti (+2,1%) a 107,9 dollari, sostenute dalle interruzioni delle forniture in Libia e dalle chiusure previste in Norvegia, che hanno compensato le attese di una minor domanda in scia al rallentamento dell’economia.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si riduce a 185 punti base, con il rendimento del decennale italiano in calo al 3,07% insieme a quelli degli altri titoli di Stato.

Tornando a Piazza Affari, tra le big cap, Saipem chiude a +8,3%, con i diritti dell’aumento di capitale a -19,05%. Guadagnano terreno Amplifon (+3,9%), Recordati (+3,7%) e Telecom Italia (+3%). In ribasso Bper (-3,1%), Stm (-2,9%) e Banco Bpm (-2,4%).