Mediobanca archivia l’esercizio 21/22 con un utile netto aumentato a/a del 12,3% a 907 milioni, con un ROTE del 10% e un EPS pari a 1,05 euro (+15% a/a), a fronte di ricavi in crescita a nuovi massimi storici (+8% 2.850,8 milioni), qualità del credito ai migliori livelli di sempre (gross NPL ratio al 2,5%, overlays intatti a circa 300 milioni) e ratios patrimoniali elevati (CET1 al 15,7%; Fully Loaded al 14,5%3).
La performance commerciale è stata robusta per tutti i 12 mesi: l’erogato Consumer salda a 7,7 miliardi con una accelerazione nel secondo semestre (da 3,7 a 3,9 miliardi, di cui 2 miliardi negli ultimi 3 mesi); l’attività Large Corporate (8,1 miliardi di erogato) pur parzialmente rallentando negli ultimi 6 mesi (da 4,8 a 3,3 miliardi) ha incrementato il flusso commissionale (da 29 a 33 milioni) per il closing di talune operazioni di acquisition finance; la raccolta di nuove masse del Wealth Management (Net New Money) ha raggiunto il record di 9 miliardi (4,6 miliardi nel 20/21) di cui oltre 2/3 di masse qualificate, anche nel secondo semestre riuscendo così ad assorbire gran parte del negativo effetto mercato (-3,8 miliardi nel secondo semestre, di cui 2,2 nell’ultimo trimestre) con un impatto marginale sulle commissioni di gestione.
Il margine di interesse si attesta a 1.479,2 milioni, in crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente. Il Consumer si conferma il primo contributore nel motore della crescita (+6,3% a 934,3 milioni) con impieghi tornati ai livelli pre-covid, cui si è aggiunto il beneficio della revisione della sentenza Lexitor (circa 17 milioni); il Wealth Management migliora (+4,8%, a 294,6 milioni) per i minori costi dei depositi e i maggiori volumi di finanziamenti; il contributo del Corporate & Investment Banking flette del 2% (a 281,1 milioni) per il venir meno di componenti non ricorrenti che avevano contraddistinto il periodo 21/22, l’ulteriore contrazione degli spread di impiego e per il deleverage dell’attività di acquisto NPL, a seguito della decisione di estendere le regole del Calendar Provisioning anche a questa asset class. Le Holding Functions saldano a -50,6 milioni, in calo rispetto allo scorso esercizio (-47,4 milioni) per l’elevata liquidità e la rimodulazione del rendimento T-LTRO.
Le commissioni nette salgono del 14,2% a 850,5 milioni, con un apprezzabile contributo anche nel secondo semestre (407,3 milioni, di cui 205,4 nell’ultimo trimestre); le
ottime performances di Wealth Management (+25,5% a 421,6 milioni, 49,6% del totale
Gruppo) e Corporate and Investment Banking (+8,8% a 346,1 milioni, 40,7%) riflettono,
nel Wealth Management, una maggior componente di management fees (+28% a 322 milioni) e upfront da collocamenti (+44% a 57 milioni) in gran parte collegate alle
numerose iniziative di private markets (in particolare BlackRock).
I proventi da tesoreria saldano a 161,8 milioni, di cui poco più della metà (83,2 milioni) rivenienti dall’attività con la clientela, 43,8 dal portafoglio proprietario e 20,1 dal Principal Investing. Il calo rispetto allo scorso anno (-17,9% a 161,8 milioni) sconta il peggioramento dei proventi del portafoglio proprietario per l’instabilità dei mercati e i minori realizzi sui titoli del banking book. Per contro, la volatilità sui mercati favorisce la Market Division (in crescita da 60,7 a 83,2 milioni) in particolare per l’andamento del comparto equity nel primo semestre.
Il risultato dell’attività assicurativa ex Assicurazioni Generali è in crescita del 30,4% a 356,6 milioni per la buona performance della compagnia.
I costi di struttura a 1.312,1 milioni aumentano del 6% a/a, mentre le rettifiche su crediti flettono del 2,5% a 242,6 milioni), mantenendo un costo del rischio ai minimi storici, a 48bps (inferiore ai 52bps di giugno 2019) pur scontando one-off per 40 milioni sul portafoglio NPL di MBCS e Leasing e preservando gran parte dello stock di overlay (293,7 milioni) alla luce dell’incerto quadro macro-economico.
Dal lato patrimoniale, gli impieghi verso la clientela crescono del 6,8% a 51,7 miliardi per gli apporti positivi di tutti i segmenti: Consumer (da 12,9 a 13,8 miliardi, ai massimi storici); Corporate and Investment Banking (da 19,3 a 21,1 miliardi, di cui 18 ex Large Corporate); Wealth Management (da 14,4 a 15,3 miliardi, di cui 11,4 di mutui ipotecari retail).
Il portafoglio del Gruppo non presenta esposizioni materiali verso Federazione Russa, Ucraina e Bielorussia e le poche esposizioni indirette riguardano prevalentemente controparti con un buon merito di credito. Parallelamente è stato svolto un attento monitoraggio sugli effetti dell’inflazione sulle controparti corporate, evidenziando come i settori potenzialmente maggiormente impattati da aumenti generalizzati dei prezzi (quali alimentari, automotive e manifatturiero) rappresentano attualmente solo una moderata percentuale del portafoglio.
Le attività deteriorate lorde flettono a 1.327,3 milioni (-269,8 milioni) con un’incidenza sul totale degli impieghi al 2,5%, che si conferma ai minimi storici e ampiamente inferiore al pre-Covid.
Le posizioni a Stage2 sono in diminuzione a 3.029,8 milioni e rappresentano il 5,9% degli impieghi netti.
Il tasso di copertura del totale degli impieghi in bonis del Gruppo è pari all’1,33% (1,36% al 30 giugno 2021); nel Consumer il coverage cresce dal 3,62% al 3,75%, attestandosi ai massimi livelli (3,17% al 30 giugno 2020 e 3,02% a 30 giugno 2019).
La raccolta cresce da 56,2 a 61,2 miliardi in tutte le sue forme: : i depositi Wealth Management (da 25,2 a 28,2 miliardi) rappresentano il 47% del totale, per il maggior apporto Private (+3 miliardi nell’esercizio).
I ratios patrimoniali si confermano su livelli elevati, malgrado la minore riserva FVOCI (-10bps circa). Il CET1 ratio phase-in si attesta al 15,7%, post dividendo proposto (pay-out al 70%) e piano di buy back conclusosi nel giugno scorso con l’acquisto di 25,9 milioni di azioni per un costo di 241,4 milioni (con un impatto sui ratios di circa 60bps).
Il Cda ha deliberato di proporre all’Assemblea degli Azionisti del 28 ottobre prossimo
l’assegnazione di un dividendo lordo unitario di €0,75. L’importo verrà messo in pagamento dal 23 novembre prossimo con “record date“ 22 novembre e data stacco 21 novembre.
Il dividendo unitario proposto di 0,75 euro è in crescita del 14% rispetto al dividendo unitario distribuito lo scorso esercizio e conferma il pay-out ratio del 70%.