Seduta in lieve rialzo per le principali piazze finanziarie asiatiche nonostante il clima di tensione che ruota intorno alla visita di Nancy Pelosi a Taiwan. Pechino ha infatti manifestato in più occasioni la propria contrarietà sulla tappa del viaggio in Asia che, secondo le indiscrezioni, la speaker della Camera USA dovrebbe effettuare il prossimo 4 agosto.
Nel frattempo la Cina si trova ad affrontare un delicato scenario macroeconomico con diverse sfide, a partire da un calo delle vendite di immobili e da una contrazione dell’attività industriale che ha chiaramente messo in luce il costo delle politiche zero-covid adottate dal Paese. Resta viva la possibilità che uno scenario simile vada ad alimentare una speculazione sulla necessità per il Paese di attuare ulteriori stimoli a sostegno dell’economia.
L’agenda macro odierna ha visto il PMI manifatturiero Caixin cinese di luglio scendere a 50,4 punti dai 51,7 punti di giugno, dato inferiore ai 51,5 punti stimati dagli analisti. In Giappone, il PMI manifatturiero Jibun Bank finale di luglio si è attestato a 52,1 punti, lievemente al di sotto della rilevazione preliminare (52,2 punti).
Da segnalare il risultato messo a segno dall’attività industriale indiana, cresciuta a luglio al ritmo più rapido degli ultimi otto mesi e trainata da un solido incremento di nuovi ordini e produzioni.
Sul forex, il cambio euro/dollaro si attesta in area 1,0222 e il dollaro/yen a 132,57. Tra le materie prime, petrolio in ribasso con il Brent a 103,39 dollari (-0,6%) e il Wti a 97,62 dollari al barile (-1%). Oro a 1.777 dollari l’oncia (-0,2%).
Tornando ai listini asiatici, in Cina Shanghai a +0,2% e Shenzen a +0,8%. Hong Kong cede lo 0,1%
Giappone positivo con il Nikkei a +0,6% e il Topix a +1%.
Il tutto dopo che venerdì a Wall Street lo S&P500 ha chiuso a +1,4%, il Nasdaq a +1,9% e il Dow Jones a +1%.