Mercati – Previsto avvio ancora positivo su dati inflazione Usa

Prevista una partenza positiva per le borse europee, proseguendo la salita di ieri seguita al dato inferiore alle attese sull’inflazione Usa a luglio che ha alimentato le aspettative su un rallentamento nel ritmo delle strette della Federal Reserve.

Chiusura in rialzo ieri a Wall Street, con lo S&P 500 (+2,1%) che ha interrotto una striscia di quattro sedute in ribasso portandosi sui massimi da tre mesi, mentre il Nasdaq (+2,9%) ha recuperato il 20% dai minimi di giugno.

Tra i mercati asiatici, stamane, Hong Kong avanza del 2,4% e Shanghai dell’1,5%, nonostante il warning della banca centrale cinese sulle minacce dell’inflazione e l’impegno ad evitare massicci stimoli. Chiusa Tokyo per festività.

La questione sui mercati resta capire quanto a lungo durerà il rimbalzo dell’azionario globale dopo le perdite della prima parte dell’anno, in un contesto in cui persistono i timori di recessione come dimostrato dall’inversione della curva dei Treasury.

Il rallentamento dei prezzi al consumo, pur mantenendosi su livelli elevati, evidenziato dal report di ieri ha alimentato le speranze di un intervento meno aggressivo sui tassi di interesse da parte della Fed.

Diversi esponenti dell’istituto di Washington si sono però affrettati a sottolineare di prepararsi a ulteriori rialzi del costo del denaro, segnalando inoltre che gli investitori dovrebbero ripensare le aspettative su dei tagli il prossimo anno.

Secondo il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, non è realistico concludere che la banca centrale Usa inizierà a tagliare i tassi di interesse a inizio 2023 quando è molto probabile che l’inflazione sarà ancora ben oltre il target del 2%.

Gli ha fatto eco il suo omologo di Chicago, Charles Evans, secondo il quale l’inflazione rimane “inaccettabilmente elevata” e la Fed “continuerà ad alzare il costo del denaro per il resto dell’anno e all’inizio del prossimo”.

Sul fronte macro, infine, l’agenda di oggi prevede la diffusione negli Stati Uniti dell’indice dei prezzi alla produzione a luglio e le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione.