Mercati asiatici – Seduta perlopiù positiva con in testa la Cina, deboli Giappone e Hong Kong

Seduta perlopiù positiva per i principali listini asiatici, in un contesto dove comunque restano in primo piano le preoccupazioni per la crisi energetica, che alimenta i rischi per l’economia globale sommandosi all’elevata inflazione e alla stretta monetaria delle banche centrali.

Sul fronte energetico, settimana scorsa il colosso russo Gazprom ha deciso di mantenere chiuso a tempo indeterminato il Nord Stream 1, il principale gasdotto che collega Mosca all’Europa. Un annuncio giunto dopo che i Paesi del G7 hanno deciso di imporre un tetto al prezzo del petrolio russo.

Venerdì i ministri dell’energia europei valuteranno altre misure per fronteggiare l’impennata dei prezzi e le sue ricadute sull’economia.

Il tutto in vista della riunione di giovedì della Bce che, secondo le attese, potrebbe alzare i tassi di interesse di 75 punti base, anche se le tensioni con il Cremlino suggeriscono una certa cautela.

Rimanendo nel Vecchio Continente, nel Regno Unito Liz Truss è la nuova leader del Partito Conservatore britannico e, da oggi, automaticamente anche primo ministro con l’investitura da parte della regina. Si tratta della terza donna a insediarsi a Downing Street, dopo Margaret Thatcher e Theresa May.

Intanto i traders hanno valutato l’agenda Truss, che prevede di alleviare le bollette energetiche con una politica che potrebbe costare 130 miliardi di sterline in 18 mesi.

Tornando in Asia-Pacifico, l’Australia ha attuato il suo quarto aumento di 50 punti base dei tassi di interesse. Mentre in Cina le autorità hanno annunciato un taglio dell’importo dei depositi in valuta estera che le banche devono accantonare come riserve.

Ma Pechino ha anche in programma di intensificare gli stimoli a sostegno di un’economia gravata dalle restrizioni anti Covid – con il lockdown esteso ai distretti della megalopoli Chengdu e maggiori test di massa -, crollo del settore immobiliare e carenza di energia.

Sul forex, nel frattempo, il cambio euro/dollaro si mantiene sotto la parità in area 0,993, mentre il cambio tra il biglietto verde e lo yen risale a 141,15. Tra le materie prime, miste le quotazioni del petrolio con il Brent (-0,7%) a 95,1 dollari e il Wti (+2,3%) a 88,8 dollari al barile, dopo che l’Opec+ ha concordato di ridurre la produzione di 100.000 barili al giorno a ottobre, annullando l’aumento dell’output deciso il mese scorso. In particolare, il gruppo diminuirà la produzione di 100.000 barili al giorno il prossimo mese, riportandola ai livelli di agosto. Oro a 1.729 dollari l’oncia (+0,4%).

Tornando ai listini asiatici, Cina in denaro con Shanghai a +1,1% e Shenzhen a +0,8%. Hong Kong debole a -0,2%.

Giappone poco mosso con Nikkei e Topix poco distanti dalla parità.

Il tutto dopo che venerdì, a Wall Street (ieri chiusa per il Labor Day), il Nasdaq ha ceduto l’1,3% mentre il Dow Jones e lo S&P500 hanno segnato entrambi un ribasso dell’1,1%.