Il Tribunale di Genova ha respinto il ricorso cautelare presentato da Malacalza Investimenti S.r.l. (“Malacalza”), azionista di minoranza di Banca Carige, con il quale quest’ultimo aveva chiesto di inibire a BPER l’esercizio del diritto di acquistare, ai sensi dell’art. 111 del TUF (c.d. “squeeze-out”), le azioni ordinarie residue emesse da Carige a seguito del raggiungimento della soglia del 95% del capitale ordinario della stessa Carige.
Il Tribunale di Genova ha altresì condannato Malacalza al pagamento delle spese di giudizio.
Il ricorso presentato dai legali di Malacalza Investimenti era basato su tre questioni.
La prima riguardava l’Opa di Bper. Il 3 agosto la Banca modenese aveva dichiarato in un comunicato di avere raggiunto il 93,9% del capitale post-opa aggiungendo di volere acquistare azioni sul mercato per raggiungere il 95%, soglia prevista dal Testo unico della finanza per procedere con il sell-out, in pratica un secondo giro di offerte. Ma per Malacalza ci sarebbe stata una violazione dell’articolo 111 del Tuf che riconosce il diritto di acquisto al raggiungimento di quella soglia a seguito dell’opa totalitaria.
Il secondo punto del ricorso riguardava le informazioni che gli azionisti di minoranza avrebbero ricevuto da Bper per vendere le loro azioni, informazioni non corrette perché avrebbero comunicato che gli azionisti che non avessero ceduto le proprie azioni a Bper nell’ambito della procedura sarebbero divenuti titolari di “azioni non quotate”.
Il terzo motivo riguardava l’illegittimità del Cda di Carige e la mancanza di amministratori indipendenti.