Mercati – Incerti con focus su strette monetarie, Milano sulla parità

Eurolistini deboli e future di Wall Street sostanzialmente invariati, all’indomani della riunione della Federal Reserve. Piazza Affari annulla le precedenti perdite e si porta sulla parità, con il Ftse Mib (flat) in area 22.030 punti. In miglioramento, ma ancora negativi, il Cac 40 di Parigi (-0,8%), il Dax di Francoforte (-0,6%), l’Ibex 35 di Madrid (-0,3%) e il Ftse 100 di Londra (-0,3%). Variazioni contenute per i derivati sugli indici americani Dow Jones, S&P500 e il Nasdaq, dopo le perdite dell’1,7-1,8% della seduta precedente.

Focus sulla politica monetaria, con le banche centrali intente ad alzare i tassi di interesse per contrastare l’inflazione, anche a costo di sopportare una recessione economica. Ieri la Fed ha alzato il costo del denaro di 75 punti base per la terza volta consecutiva, portandolo sui massimi da inizio 2008 al 3-3,25% e annunciando ulteriori ritocchi.

Il presidente Jerome Powell ha ribadito l’impegno a proseguire le strette monetarie finché non verrà raggiunto il target dell’inflazione al 2% e ha sottolineato come non ci sia “una strada indolore” per riportare sotto controllo i prezzi. L’istituto di Washington ha inoltre tagliato le previsioni di crescita del Pil allo 0,2% per il 2022 e all’1,2% per il 2023, indicando che i tassi potrebbero salire al 4,4% quest’anno e al 4,6% il prossimo.

Sempre in tema di politica monetaria, anche la Banca nazionale svizzera ha aumentato il costo denaro dello 0,75% punti base, abbandonando dopo 8 anni i tassi negativi, mentre l’omologa norvegese ha effettuato un ritocco di mezzo punto percentuale e ha segnalato che il suo inasprimento potrebbe essere vicino alla fine. In giornata sono attese le delibere della Bank of England.

Nell’eurozona, il bollettino Bce prevede una crescita del Pil pari in media al 3,1% nel 2022, per poi registrare un calo allo 0,9% nel 2023 e risalire all’1,9% nel 2024. Gli esperti hanno inoltre rivisto al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che si porterebbe mediamente all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.

Ad innervosire ulteriormente il sentiment dei mercati contribuiscono i timori legati ad un’ulteriore escalation della guerra in Ucraina e le tensioni tra Pechino e Taiwan.

Sul Forex l’euro/dollaro risale leggermente a 0,986 e il cambio tra biglietto verde e yen si deprezza a 143,2, dopo che la Bank of Japan ha mantenuto invariata la sua politica ultra-accomodante e le autorità sono intervenute per sostenere la valuta nipponica, che ha toccato i minimi da 24 anni nei confronti del dollaro.

Tra le materie prime, lievi rialzi per le quotazioni del greggio, con il Brent (+0,5%) a 90,2 dollari e il Wti (+0,5%) a 83,4 dollari.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si contrae a 218 punti base, con il rendimento del decennale italiano in discesa al 4,05%.

Tornando a Piazza Affari, sul Ftse Mib svetta Unicredit (+5,5%) in scia alle parole dell’Ad Andrea Orcel secondo cui la guidance 2023 è attesa in miglioramento con la presentazione dei conti del 3Q 2022. Bene in generale i titoli bancari e finanziari, con acquisti su Finecobank (+3,8%), Bper (+3,8%) e Banco Bpm (+3,5%) mentre arretrano Stm (-3,2%), Diasorin (-3,1%), Iveco (-2,1%) e Cnh (-2,1%).