Wall Street limita i danni evitando un venerdì nero, ma si avvicina sempre di più verso i minimi dell’anno dello scorso giugno, peraltro già perforati dal Dow Jones che è tornato sotto i 30.000 punti.
A chiusura di una settimana negativa, il Russell è l’indice che anche venerdì è stato il più penalizzato con una discesa del 2,5%. Meno pesante è stato il ribasso finale degli altri tre indici, tutti in calo tra l’1,6% e l’1,8%.
In forte calo, senza particolare distinzione, tutti i principali titoli tecnologici con Tesla e Netflix che cedono il quattro e mezzo per cento, mentre sia Microsoft che Meta ritoccano i nuovi minimi dell’anno.
Caporetto per il settore petrolifero con le società di trivellazione che cedono nove punti percentuali.
VIX in rialzo di nove punti percentuali a 29,95 punti, dopo un picco iniziale oltre i 32.
Il mercato azionario resta molto nervoso e sensibile sia al rischio recessione nonché al binomio inflazione/aumento dei tassi di interesse.
Scivolano nel finale i rendimenti sulla parte lunga della curva dei tassi con il Tbond che cede due punti base al 3,69%, dopo un massimo intraday al 3,81%.
Tra le materie prime il petrolio cede di schianto per i timori di recessione e lascia sul terreno quasi il cinque per cento a 78,5 dollari al barile. In difficoltà anche il rame (-3,5%).
Giornata molto negativa anche per i due principali metalli preziosi affossati dalla forza del dollaro. L’oro cede quasi due punti percentuali e l’argento il quattro con i titoli del settore che sprofondano del nove per cento. Ancora più pesante la caduta del palladio (-4,7%).
Sul mercato valutario il dollaro si arrampica fino a 0,969 nuovo record nei confronti dell’euro da 22 anni e di 37 nei confronti della sterlina britannica, in difficoltà dopo le misure fiscali presentate dal nuovo primo ministro per fronteggiare la recessione. Torna a scendere anche lo yen a 143,5 dopo l’intervento sul mercato dei cambi della Banca del Giappone giovedì scorso.
Infine tra le valute emergenti, nuovo minimo storico per la lira turca che scivola a 18,4 rispetto al dollaro, mentre il rublo russo risale fino a 57,9.