Mercati Usa – Debole segno positivo per il Nasdaq (+0,2%)

Altra seduta difficile ieri per Wall Street influenzata negativamente dai soliti temi: la forza del dollaro e l’impennata dei rendimenti obbligazionari, nei confronti dei quali la Borsa domestica tenta ogni giorno di limitare i danni.

La buona partenza iniziale evapora, infatti, velocemente e gli indici passano in territorio negativo già dopo la chiusura dei mercati europei.

I listini americani mostrano qualche tentativo di reazione durante la seduta e si allontanano in chiusura dai minimi intraday. Il Nasdaq sale dello 0,2% e il Russell 2000 termina in rialzo dello 0,4%, mentre il Dow Jones cede lo 0,4% e lo S&P500 lo 0,2% con quest’ultimo che allunga la striscia negativa a sei sedute consecutive, la più lunga striscia dal febbraio 2020.

VIX in rialzo di un punto percentuale a 32,6 punti, dopo un picco intraday fino a 34,6.

Sul mercato obbligazionario continua inarrestabile la risalita dei rendimenti sulla parte lunga della curva dei tassi con il Tbond che guadagna altri nove punti base al 3,97%.

Tra le materie prime il petrolio interrompe la lunga striscia di sedute negative oltre l’uno per cento tornando al di sopra dei 78 dollari al barile, in scia alla notizia di una proposta di taglio della produzione di greggio da parte della Russia.

Ennesima giornata negativa per i due principali metalli preziosi, affossati dalla forza del dollaro, i quali annullano tutto il guadagno iniziale e terminano entrambi in rosso di mezzo punto percentuale.

Sul mercato valutario il dollaro si arrampica fino a 0,9591, mentre lo yen si riavvicina pericolosamente a 145, la soglia ritenuta di allarme per la Banca Centrale domestica e per difendere la quale è intervenuta sul mercato dei cambi la scorsa settimana per la prima volta da 24 anni.