Mercati Usa – Apertura debole, tonfo di Nike dopo i conti

Partenza poco sotto la parità la parità a Wall Street, nell’ultima seduta di un trimestre molto volatile e condizionato dai timori legati all’elevata inflazione e al rischio recessione. Dopo pochi minuti di scambi, il Dow Jones cede lo 0,2% e S&P 500 e Nasdaq lo 0,1%.

I principali indici americani si avviano a chiudere la sesta settimana in calo nelle ultime sette, con lo S&P 500 sulla strada per registrare la terza perdita trimestrale consecutiva per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008 e il Nasdaq per la prima volta in vent’anni.

Il tutto in un contesto penalizzato dalle preoccupazioni per la prospettiva di una recessione globale in scia alla minaccia che gli interventi restrittivi delle banche centrali per contrastare le pressioni sui prezzi finiscano per danneggiare la crescita economica.

Sul fronte macro le spese per consumi personali negli Stati Uniti sono aumentate più delle attese, mentre il deflatore Pce, un indicatore attentamente monitorato dalla Fed, ha rallentato meno delle previsioni, rafforzando le aspettative di ulteriori rialzi dei tassi di interesse.

Si allenta intanto la pressione sui rendimenti dei bond, offrendo un po’ di respiro ai mercati azionari dopo essere stati penalizzati dalla volatilità dell’obbligazionario questa settimana. Il tasso sul decennale americano arretra di 7 punti base al 3,72% e quello del biennale di 2 punti base al 4,17%.

Intanto sul Forex il biglietto verde continua a rafforzarsi nei confronti delle altre valute, con il cambio euro/dollaro in discesa a 0,974 e il dollaro/yen a 144,6. In calo la sterlina a 1,106 sul dollaro, in scia all’intenzione del governo UK di non fare passi indietro sul maxi piano di tagli fiscali.

Tra le materie prime, infine, in ribasso le quotazioni del greggio con il Brent (-1,1%) a 86,2 dollari e il Wti (-1%) a 80,4 dollari, comunque indirizzate a chiudere la prima settimana positiva nelle ultime cinque in attesa del meeting Opec+ in programma il 5 ottobre.

Tornando a Wall Street, Nike crolla di oltre l’12% dopo la diffusione dei risultati trimestrali, con gli analisti preoccupati dal forte incremento delle scorte di magazzino che costringeranno la società a effettuare degli sconti a scapito delle redditività, già messa alla prova dai costi in aumento e dai cambi valutari sfavorevoli.