Mercati asiatici – Seduta contrastata, cauta la Cina e giù Hong Kong

Seduta in prevalenza all’insegna delle vendite per i principali listini asiatici dopo l’andamento di Wall Street dove gli indici hanno interrotto due sedute consecutive di rialzo.

Cauta la Cina con Shanghai e Shenzhen a +0,3% mentre Hong Kong segna un -1,5%. In flessione il Giappone con Nikkei -0,8% e Topix -0,4%.

Le indicazioni positive provenienti dai risultati societari sono controbilanciate dal quadro macroeconomico incerto e dai persistenti rischi legati all’elevata inflazione e all’inasprimento della politica monetaria, che suggeriscono prudenza e frenano nuovamente gli acquisti sull’azionario.

Il presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, James Bullard, ha affermato di aspettarsi che la banca centrale metta fine agli aumenti aggressivi dei tassi di interesse entro l’inizio del prossimo anno e passi quindi a una politica sufficientemente restrittiva con piccoli aggiustamenti mentre l’inflazione si raffredda.

Intanto, gli operatori prevedono che la Fed aumenterà i tassi di interesse di 75 punti base nella riunione dell’1-2 novembre, il quarto aumento consecutivo di tali dimensioni.

Tornando in Asia, Pechino ha intensificato le misure per fermare il COVID, rafforzando i controlli pubblici e chiudendo alcuni complessi residenziali dopo che i casi sono quadruplicati nelle ultime settimane, proprio mentre il congresso del Partito Comunista è in pieno svolgimento, durante il quale il presidente Xi Jinping dovrebbe vincere un terzo mandato.

La città di 21 milioni di persone giovedì ha riportato 18 nuovi casi, portando il conteggio degli ultimi 10 giorni a 197. Sebbene il numero di casi sia molto piccolo rispetto ad altri paesi, la politica cinese zero-COVID ha costretto la capitale a rafforzare le misure preventive. L’autorità sanitaria di Pechino ha chiesto uno screening più rigoroso degli individui a rischio e controlli meticolosi sulle persone che entrano in luoghi affollati.

Nel frattempo, in Giappone, dall’agenda macro emerge che a settembre la bilancia commerciale presenta un deficit di 2094 miliardi di yen, in calo rispetto al deficit di agosto di 2820 miliardi (rivisto da 2817,3 miliardi). Il dato si è rivelato inferiore al consensus degli analisti che si aspettavano un saldo negativo di 2154,7 miliardi.

Sempre lo scorso mese, le esportazioni sono aumentate su base annua del 28,9% (consensus 26,6%), dopo il 22% di agosto (dato rivisto da 22,1%), mentre le importazioni sono salite del 45,9% (consensus +44,9%) dopo il +49,9% del mese precedente.

Sul forex, il cambio euro/dollaro sale a quota 0,978 mentre il cambio tra il biglietto verde e lo yen oscilla in area 149,9. Tra le materie prime, petrolio in rialzo con il Brent (+0,8%) a 93,12 dollari e il Wti (+1,1%) a 85,4 dollari al barile, tra i timori che le nuove sanzioni europee alla Russia possano ridurre ulteriormente l’offerta e i tentativi degli Stati Uniti Usa di alleviare i prezzi mediante il rilascio di 15 milioni di barili dalle proprie riserve strategiche.

Il tutto dopo che ieri a Wall Street il Nasdaq ha ceduto lo 0,9%, lo S&P500 lo 0,7% e il Dow Jones lo 0,3%.